Silvio, fammi un favore. Se capita, nei limiti del possibile, tra amici di vecchia data ci si dà sempre una mano. Salvatore e Silvio, lo sanno tutti, si conoscono da sempre, entrambi venivano dalla gavetta e poi ne hanno fatta di strada. E anche Annamaria, ormai lo sanno proprio tutti, anche i rissosi capetti del Pd, è una vecchia conoscenza di Salvatore. “Una persona che conosco da moltissimi anni”, disse Ligresti lo scorso 15 dicembre al pm di Milano Luigi Orsi che lo stava interrogando nell’ambito dell’inchiesta Fonsai. Come dire, che male c’è a fare un favore a una cara amica?

Anche in questo caso non c’è traccia di reato, eppure al ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, appena “graziato” in parlamento dagli amici meno influenti del Pd, non ha fatto certo piacere la puntuale “uscita” dei verbali degli interrogatori di Salvatore Ligresti che proprio ieri hanno confermato i suoi imbarazzanti legami con uno degli uomini più potenti e influenti degli ultimi trent’anni. E un’amicizia così, quando si ricoprono cariche pubbliche di in certo rilievo, non può certo essere disinteressata. L’unica vera “buona” notizia – per il ministro, per Giorgio Napolitano, per Enrico Letta e per gli spappolati del Pd – è che le nuove rivelazioni imbarazzanti sono uscite appena dopo il voto sulla mozione di sfiducia.

Cosa dicono? Che un giorno Salvatore Ligresti si incaricò di recapitare di persona un messaggio all’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. O almeno così si evince dallo stralcio dal verbale velenoso: “Mi feci latore del desiderio dell’allora prefetto Cancellieri che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione”. Nulla di strano, e di penalmente rilevante, per l’ingegnere di Paternò: “L’attuale ministro Cancellieri – si legge nel verbale – è persona che conosco da moltissimi anni e ciò spiega che mi si sia rivolta e io abbia trasmesso la sua esigenza al presidente Berlusconi. In quel caso la segnalazione ebbe successo perché la Cancellieri rimase a Parma”.

A botta calda, incredula, Annamaria Cancellieri ha parlato di “un accanimento che non ha limite, c’è un disegno che non comprendo”. Il portavoce del ministro poi si è incaricato di smentire su tutta la linea la presunta raccomandazione a Berlusconi, anche se in un passaggio del verbale Ligresti ha precisato “in ogni caso ricordo chiaramente di avergli presentato in più di un’occasione questo tema”. Per Mauro Alberto Mori, portavoce del ministero, sono “destituite di ogni fondamento le dichiarazioni che Salvatore Ligresti, secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa, avrebbe fatto mettere a verbale nell’inchiesta Fonsai”. La smentita poi entra nel merito dell’episodio raccontato sottolineando nei dettagli alcune incongruenze logiche, trascurando però il fatto che ancora una volta il problema è di natura politica e non giudiziaria. “Annamaria Cancellieri – è scritto sul comunicato – non ha mai fatto il prefetto a Parma. Si è recata in quella città, per lavoro, solo in due occasioni: la prima nel 1994, da febbraio a maggio, in qualità di commissario straordinario al Comune di Parma, gestione commissariale interrotta anticipatamente per la nomina di prefetto in sede a Vicenza; la seconda volta, nel novembre del 2011, sempre come commissario straordinario al Comune, incarico interrotto per la nomina a ministro dell’Interno nel governo Monti. E’ surreale pensare che, in entrambi i casi, Annamaria Cancellieri abbia potuto chiedere un interessamento per rimanere a Parma, potendo ricoprire incarichi più impegnativi e qualificanti”.

Nel frattempo, è sempre cronaca di ieri, sono stati concessi gli arresti domiciliari a Jonella Ligresti, l’altra figlia di Salvatore. Per il gip di Torino Eleonora Montserrat Pappalettere, l’indagata avrebbe “cominciato a prendere coscienza degli illeciti commessi e dei gravissimi danni causati”.