Il loro futuro occupazionale è appeso a un filo. Eppure, sono tra i pochi in Italia a fabbricare pulegge per auto, e le loro produzioni sono uniche nel loro genere.
Mancano poche ore al 20 luglio, termine per la scadenza della cigs per gli 87 lavoratori della Nuova Sinter di Arzano, in provincia di Napoli. Se nulla succederà in questo breve lasso di tempo, l’unica prospettiva sarà la mobilità.

Un terribile conto alla rovescia per i dipendenti, che dal momento in cui la società è stata dichiarata fallita, il 20 luglio 2014, hanno lottato con ogni mezzo per difendere il posto di lavoro: «Sono i giorni più brutti della mia vita», spiega Vincenzo Liberti, lavoratore della Nuova Sinter e Rsu Fiom.

In una nota congiunta, il 6 luglio Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto al ministero dello Sviluppo Economico e alla Regione Campania un incontro «urgentissimo» per «salvaguardare l’occupazione e la capacità produttiva».

Ma il 16 luglio, nel corso di un tavolo con il neo assessore regionale alle risorse umane e patrimonio, Sonia Palmieri, è arrivata la notizia ferale: in base alle nuove normative previste dal Jobs act, un’azienda in fallimento come la Nuova Sinter non può ottenere la proroga degli ammortizzatori sociali. La mobilità è dunque dietro l’angolo, e il clima tra i lavoratori, spiega Liberti, è di «incredibile delusione e amarezza». L’unico barlume di speranza arriva dal fatto che il curatore fallimentare dell’azienda, Ivano Pagliero, pubblicherà un ulteriore bando per l’acquisizione dell’azienda, scongiurando l’imminente vendita degli impianti.

A tutt’oggi le famiglie dei dipendenti restano comunque sospese nell’incertezza e nella disperazione: «Ad Arzano non c’è più niente», spiega Liberti con desolazione, aggiungendo che «soltanto negli ultimi mesi, la crisi ha investito altre realtà importanti per il territorio, come Mercatone Uno, Leroy Merlin, Mida Cash & Carry, Micron Semiconductor e l’Ikea di Afragola».

Eppure i lavoratori hanno fatto di tutto per rompere il muro dell’indifferenza: lo scorso 2 luglio hanno bloccato via Atellana, ad Arzano, e si sono incatenati per sollecitare le istituzioni latitanti. Sono saliti sul tetto dello stabilimento, e sono in presidio permanente di fronte ai cancelli. Nei giorni precedenti le elezioni regionali in Campania, hanno riconsegnato la loro tessera elettorale al Comune di Arzano.

Lo scorso 25 maggio Gennaro Cardone, delegato Fim nello stabilimento e lavoratore di 49 anni che, con il suo solo stipendio, deve mantenere una famiglia di sette persone, non ce l’ha fatta più: in un picco di disperazione, si è messo un cappio attorno al collo e ha minacciato di impiccarsi. «Mi sono sentito in un vortice di cui non vedevo la fine – spiega – tuttora non dormo, e non per colpa del caldo». «Da sindacalista – aggiunge – sono preoccupato perché l’età media dei lavoratori della Nuova Sinter è di 45-50 anni, e saranno tanti gli “esodati”».

I dipendenti non si capacitano del fatto che, pur in presenza di una forte richiesta di mercato, non si possa far nulla per mantenere in vita lo stabilimento: «Ci sono vertenze su cui si puntano i riflettori e che trovano soluzione, noi invece ci sentiamo abbandonati», spiega Liberti.

Secondo Vittorio Langella, rappresentante della Fim Cisl di Napoli, «non si può perdere un polo di eccellenza come quello di Arzano, che fino al 31 dicembre 2015 ha ricevuto commesse molto importanti e ha nel suo portafoglio clienti General Motors, Fca e Renault. Da anni sono sindacalista, ma stavolta mi è veramente incomprensibile il perché una realtà come questa debba chiudere i battenti».