Per la conversione in legge del decreto 61 «Nuove disposizioni urgenti a tutela dell’ambiente, della salute e del lavoro in imprese di carattere strategico nazionale», ribattezzato «salva Ilva bis», si dovrà probabilmente attendere sino all’ultimo giorno utile: venerdì 2 agosto.

Il decreto varato il 4 giugno dal Consiglio dei Ministri e approvato lo scorso 11 luglio dalla Camera, dovrà essere convertito in legge entro e non oltre il 3 agosto. Il Movimento 5 Stelle, sin dalla prima seduta di lunedì nell’Aula del Senato, ha iniziato la «melina» durante l’esame del ddl di conversione in legge sugli interventi urgenti per l’occupazione, la coesione sociale, nonché sull’Iva. Tra richieste continue di intervento e voti in dissenso dal gruppo, il 5 Stelle ha di fatto rallentato i lavori con il chiaro intento di far slittare l’avvio dell’esame del decreto sull’Ilva di Taranto. L’obiettivo da raggiungere è quello di mettere pressione al governo in modo tale da convincerlo a correggere alcuni passaggi del testo, almeno limitando le deroghe in materia ambientale e penale.

L’ostruzionismo in aula da parte del M5S era stato ampiamente preventivato, in special modo dopo che tutti gli emendamenti presentati al testo, erano stati bocciati o ritirati e trasformati in ordini del giorno, dopo la richiesta del governo accolta dalle commissioni Industria e Ambiente del Senato. L’esecutivo si è infatti impegnato ad attuare una serie di modifiche definite «migliorative». A causa dei ritardi imposti dal M5S, il cui atteggiamento è stato fortemente criticato da Pdl, Pd e Scelta Civica, la Conferenza dei capigruppo ha approvato alcune integrazioni al calendario dei lavori, stabilendo che al Senato si lavorerà sino al prossimo 9 agosto.

Dopo le votazioni sul decreto Lavoro, interrottesi ieri alle 20 e che si concluderanno entro oggi, si andrà avanti nell’esame del decreto legge sull’Ilva e su quello degli Ecobonus. Difficilmente però, il governo cederà su alcune questioni chiave in merito alla vicenda del siderurgico tarantino, specialmente per quanto attiene alla nomina del commissario Enrico Bondi, contestata da Sel e M5S, e per quanto attiene ai risvolti in campo sanitario.

Nel caso dovesse verificarsi ciò che al momento è considerato imponderabile, ovvero la mancata conversione in legge del decreto 61, resterebbe in vigore la legge 231/2012 approvato dal governo Monti. Ciò comporterebbe però il mancato commissariamento dell’Ilva, la destituzioni di Bondi e un’azienda nuovamente allo sbando visto che all’indomani del decreto varato dal governo Letta lo scorso 4 giugno, fu azzerato l’intero Cda dell’azienda.