«Alemanno si ritira dal Campidoglio bruciando i pozzi alle sue spalle e sceglie di farlo favorendo la rendita e il mattone, compromettendo ulteriormente la vivibilità e la sostenibilità di quartieri e territori». Sandro Medici, candidato indipendente alle prossime amministrative (snobbato dalla Rai che lo ha escluso dal confronto pre elettorale organizzato nel salotto di Bruno Vespa), descrive così il colpo di mano del sindaco uscente consumatosi nelle ultime ore di vita del suo quinquennato.

La maggioranza di centrodestra ha atteso infatti le ultime due sedute dell’assemblea capitolina per tentare, con la presenza in aula dello stesso sindaco, di far passare 45 delibere urbanistiche che ridisegnano «a colpi di cemento» scampoli di periferia e di Agro romano.
Il primo tentativo si è consumato nella notte tra martedì e mercoledì, ostacolato, secondo quanto riporta Italia Nostra in una nota, dalla «presenza numerosa in Aula dei cittadini, anche di notte» e dall’ostruzionismo di qualche consigliere d’opposizione (Andrea Alzetta, Gemma Azuni, Athos De Luca, Pasquale De Luca), che hanno «impedito di far votare le delibere più gravi».

Provvedimenti riproposti ieri, fino a notte fonda, durante l’ultima seduta del consiglio. Alla fine, grazie anche «ad un accordo tra maggioranza e opposizione», come denuncia ancora Italia nostra, sono passate decine di delibere.

Migliaia di metri cubi di cemento sotto forma di varianti ai piani di zona, edilizia residenziale al posto di servizi pubblici, compensazioni varie e «risanamento» di aree abusive.

In cambio di qualche contentino: un parco archeologico nella zona di Capannelle, il riconoscimento dei diritti edificatori all’Ater, l’azienda comunale per l’edilizia popolare, la «riqualificazione» dell’area della stazione Ostiense, l’ampliamento di un caseggiato in via Borgia per destinarlo a una comunità di alloggio per anziani soli. Approvata anche la delibera n.27 che prevede la cessione gratuita di aree comunali situate nella cintura periferica in favore dell’«Opera romana per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese», della diocesi di Roma.
Una colata di cemento che ha i suoi nemici ma anche i suoi supporter. Come il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, per esempio. Non a caso Il Messaggero, il quotidiano romano di cui è proprietario, da qualche giorno ha preso di mira lo TsunamiTour  che non è quello a 5 stelle ma è la raffica di occupazioni di stabili inutilizzati realizzate dai «Movimenti di lotta per il diritto alla casa».

Prima l’ex prefetto Achille Serra, poi Antonio Marini, il pm di punta della procura romana, e infine ieri il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Tutti mobilitati per lanciare l’allarme contro le occupazioni «pilotate da gruppi estremisti» ed eversivi o, nel migliore dei casi, che si nutrono di «ambienti criminali più o meno organizzati».

Occupazioni da «fermare subito» (Pecoraro), contro le quali bisogna usare la «tolleranza zero» (Marini). Altrimenti a breve «ci ritroveremo con una nuova emergenza» come negli anni ’70. «Quando i movimenti politici e studenteschi si trasformarono in formazioni terroristiche» (Serra).

Non è il sibilo del terrorismo, ma di certo a Roma tira una brutta aria. E non per colpa delle occupazioni.