A poco più di un mese dalla scadenza imposta con la sentenza pilota «Torreggiani», la Corte europea dei diritti umani (Cedu) torna a condannare l’Italia per il trattamento inumano e degradante dei suoi detenuti. Questa volta non per il sovraffollamento perché nelle carceri italiane si sfiora la tortura anche per la mancata tutela della salute dei carcerati. E così mentre i giudici di Strasburgo condannano il governo di Roma a risarcire con 25 mila euro un uomo a cui fu impedito, da detenuto nella Casa circondariale di Bellizzi Irpino, in Molise, di curarsi adeguatamente dopo un intervento chirurgico, il ministro di Giustizia Andrea Orlando torna a proporre un «rimedio compensativo, che è stato banalizzato come un risarcimento» per chi ha subito la detenzione in condizioni di sovraffollamento, da stabilire con un «correttivo normativo», al fine di evitare che dal 28 maggio in poi l’Italia si ritrovi a dover risarcire i 4 mila detenuti il cui ricorso è già pendente presso la Cedu e tutti gli altri che nel frattempo decideranno di seguire la stessa strada. «In assenza di un rimedio interno – ha detto ieri il Guardasigilli – è diritto dei cittadini adire alla Corte ed è stato calcolato che il risarcimento medio sia di 13 mila euro a persona».

Con l’ultima sentenza, poi, – la n. 73869/10 – Strasburgo ha sanzionato un’altra violazione dei diritti umani tipica delle carceri italiane. Grazie ad Antigone (associazione a cui, va ricordato, il Dap ha negato l’accesso alle informazioni sullo stato delle carceri) che lo ha supportato davanti alla Corte, l’ex detenuto Giovanni Castaldo ha vinto il suo ricorso per il trattamento ricevuto nel carcere molisano dove venne rinchiuso dopo varie vicissitudini giudiziarie. «Arrivato a Bellizzi Irpino – racconta Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – l’uomo fece presente che, avendo subito un intervento chirurgico che gli aveva provocato gravi postumi, avrebbe dovuto essere collocato in una cella singola dotata di servizi igienici con possibilità di lavaggio quotidiano. Non avendo trovato riscontro immediato da parte dell’autorità penitenziaria, secondo la Cedu l’uomo ha vissuto costanti sentimenti di ansia ed inferiorità fino a diversi tentativi di suicidio».

Una sentenza che mostra anche le difficoltà in cui versa lo stesso Dap a capo del quale il ministro sta decidendo in questi giorni se riconfermare Giovanni Tamburino. Nel frattempo, pur considerando che «in alcuni uffici giudiziari il personale è un’emergenza tra le emergenze» (dichiarazione che ha suscitato il plauso dei sindacati di polizia), Orlando ha annunciato una sorta di spending review con la «riduzione delle spese anche tramite la diminuzione delle direzione generali, che sono passate dalle 10 del 2000 alle 40 odierne».