Vertice del Gruppo Visegrad annullato e Polonia che sta considerando di richiamare in patria il proprio ambasciatore in Israele. A mandare in fumo la riunione del 18 e 19 febbraio a Gerusalemme dei leader sovranisti e ultranazionalisti europei, con Benyamin Netanyahu nel ruolo di cerimoniere, – sono in programma solo incontri bilaterali tra il premier israeliano e gli omologhi di Ungheria Viktor Orban, della Repubblica Ceca Andrej Babis e della Slovacchia Peter Pellegrini – sono state le dichiarazioni al tritolo rilasciate domenica alla tv Canale 13 dal ministro degli esteri israeliano ad interim Israel Katz, fresco di nomina. «I polacchi succhiano l’antisemitismo con il latte della mamma – ha detto – I polacchi hanno collaborato con i nazisti. Come disse l’ex primo ministro, Yitzhak Shamir, bevono antisemitismo con il latte materno. La Polonia divenne il più grande cimitero del popolo ebraico». Parole che hanno acceso la miccia della dinamite che da tempo minacciava di ridurre in macerie le relazioni tra Israele e Polonia. Il punto più basso era stato un anno fa, dopo l’approvazione da parte del Parlamento di Varsavia di una legge che prevede pesanti sanzioni e anche il carcere per chiunque associ la nazione polacca all’Olocausto. La legge è stata in parte emendata ma le comunità ebraiche europee non l’hanno mai digerita e Netanyahu è stato costretto a contenere l’entusiasmo per l’alleanza tra Polonia e Israele.

Il vertice dei premier sovranisti, tra i quali Netanyahu si sente a suo agio e vanta un amico, l’ungherese Orban nonostante le esternazioni antisemite di quest’ultimo, era in bilico dalla scorsa settimana. A innescare la crisi era stata la frase pronunciata dal primo ministro israeliano secondo il quale «i polacchi hanno collaborato con i tedeschi» nell’Olocausto. Frase poi corretta in «dei polacchi hanno collaborato con i tedeschi». Il leader polacco Mateusz Morawiecki era andato su tutte le furie tanto da annullare la partenza per Gerusalemme e di farsi rappresentare dal ministro degli esteri, Jacek Czaputowicz. Poi sono arrivate le dichiarazioni di Katz a scrivere la parola fine sul summit Visegrad. «C’è accordo in Polonia – ha dichiarato una fonte polacca ai media israeliani – che qualcosa di grave è successo e che non possiamo far passare sotto silenzio». L’ambasciatrice israeliana, Anna Azari, è stata convocata per la seconda vota in una settimana al ministero degli affari esteri a Varsavia.

Shimon Schiffer, una delle firme storiche del quotidiano centrista Yediot Ahronot, ieri si diceva convinto che il fallimento della riunione del Visegrad Plus (i quattro paesi più Israele) finirà per minare seriamente l’intenzione di Netanyahu di condizionare le politiche europee in Medio oriente, entrando dalla porta orientale dell’Ue. «Non credo che l’accaduto possa essere dimenticato facilmente» ha detto Schiffer al manifesto «la polemica con la Polonia è fondata su una diversità di vedute a proposito delle complicità con i nazisti nell’Olocausto e non si può aggirare». Schiffer esclude che Katz abbia rilasciato quelle dichiarazioni al vetriolo per fare lo sgambetto a Netanyahu – suo leader ma anche rivale nel partito Likud – palesemente intenzionato ad usare la vetrina della riunione dei sovranisti europei a Gerusalemme in vista del voto del 9 aprile. «Conosco Katz – ha spiegato – è un tipo che dice sempre ciò che pensa e l’altra sera non aveva in mente manovre elettorali». Può darsi, intanto Netanyahu si lecca le ferite. Dopo i recenti successi diplomatici, tra leader arabi e africani, ora incassa una battuta d’arresto.