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La decisione è arrivata come un fulmine. A renderla pubblica è stato Federico Motta, presidente dell’Aie (Associazione Italiana Editori) che, con una nota, ha annunciato le sue dimissioni dal consiglio di amministrazione della «Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura», l’ente che organizza il Salone del Libro di Torino. «Alla luce dei profondi cambiamenti e preso atto del ruolo progressivamente marginale di Aie in seno al CdA, riteniamo non più indispensabile la nostra presenza nel CdA stesso della Fondazione». La nota di Motta si conclude, confermando la partecipazione degli editori all’annuale appuntamento torinese dell’editoria.

Le dimissioni di Motta arrivano dopo un periodo di tempo dove si sono susseguite diverse ipotesi di ingresso di alcune banche nella Fondazione. È quanto afferma il presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino, che si dichiara dunque sorpreso della decisione di Motta: «mi sembra che il tema dell’ingresso delle banche nella Fondazione – ha affermato Chiamparino a proposito del nuovo assetto della Fondazione – fosse stato affrontato con argomenti convincenti durante l’ultima riunione dei soci».

Sulla stessa lunghezza d’onda la reazione polemica di Giovanna Milella, presidente della Fondazione per il libro. «Stupisce – ha dichiarato Milella – la decisione del rappresentante dell’Aie in un momento di profondo riassetto della Fondazione per il Libro, con la manifesta disponibilità di divenirne soci da parte di Ministeri e Istituti bancari». Inoltre, per Milella, il riassetto della Fondazione per il Libro è «un obiettivo che i soci della Fondazione per il Libro intendono comunque portare a compimento nei tempi più celeri». L’obiettivo, va da sé, è quello di fare «dell’edizione del Salone 2016 l’occasione del rilancio di una manifestazione che è il più grande evento italiano dedicato al mondo del libro, e tra i più importanti del panorama internazionale».

Sono però mesi che attorno al Salone del libro si sono addensate nuvole, che hanno oscurato il successo dell’appuntamento torinese. A settembre ci sono state le dimissioni della direttrice del Salone, Giulia Cogoli, in polemica con il presidente della Fondazione. Al suo posto è stato richiamato Ernesto Ferrero. L’incidente sembrava chiuso, ma ad aprire un altro fronte di polemiche sono state le notizie sui numeri dei partecipanti alle ultime edizioni: per alcuni giornali sono stati «gonfiati» al fine di restituire un successo di pubblico che non coincide con la realtà. Infine, la magistratura sta conducendo un’inchiesta dopo che nel bilancio è risultato un buco di milioni di euro. Ultimo atto, l’uscita dell’Aie dal consiglio di amministrazione della Fondazione. E tutto questo a poco più di due mesi dell’inizio dell’edizione 2016, dedicata a generici paesi arabi dopo le polemiche che avevano accompagnato l’annuncio dell’Arabia Saudita «ospite». Una realtà dove la libertà di espressione e di scrittura non è di casa.