Per catturare il reale, ha più volte detto Salman Rushdie, bisogna lasciarsi alle spalle il realismo, e non è un caso se, spesso, l’assurdo e il surreale finiscono per anticipare gli eventi della Storia: nell’agosto del 2001, all’uscita di Furia, il primo romanzo scritto dall’autore indo-inglese dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti, quel che si colse era niente altro se non la comica vicenda di un intellettuale di origini indiane che fugge dal mondo dei talk show londinesi per perdersi nella «inarticolata magia delle masse» di New York. Ma dopo l’11 settembre, quello stesso romanzo acquisì inquietanti risvolti profetici,...