Sono sempre loro a dire no, quelli della Fiom. Ma anche questa volta tutta la vicenda gestita dai vertici Fiat non quadra. Il tema del contendere sono i contratti di solidarietà, proprio quelli per cui il sindacato dei metalmeccanici a Pomigliano D’Arco si è sempre battuto per fa rientrare a lavorare tutti. Ora sembra che l’azienda si sia decisa a sottoscriverli, ma con un cavillo che la dice lunga su ciò che potrebbe accadere. I contratti a rotazione, così come vengono presentati nei verbali ufficiali, valgono solo per i lavoratori di fascia B e C impegnati nelle produzioni dirette e in quelle manifatturiere, come la catena di montaggio. Mentre quelli della fascia A ne resterebbero esentati, sarebbero dunque i garantiti. In pratica lavorerebbero sempre senza turnazione. «Non è una lotta tra poveri – dicono da Pomigliano – ma una questione di giustizia». Senza contare che i circa 300 del confino di Nola, quelli mandati lì per problemi di salute o perché troppo politicizzati, non vengono nemmeno menzionati nelle carte del Lingotto.

«Che la Fiom sia ritornata nello stabilimento dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2013 per discutere sull’utilizzo dei contratti di solidarietà è un grande passo avanti – spiega Francesco Percuoco, Responsabile Fiom del Settore Auto – e riteniamo molto positivo che finalmente si voglia permettere a tutti i cassaintegrati di ritornare a lavorare, ma è il metodo a essere sbagliato». Il rifiuto a una turnazione completa, secondo la versione della società, sarebbe unagaranzia: «Allargando l’utilizzo a tutti comporterebbe – dicono – problemi ai livelli di efficienza e qualità raggiunti nella produzione della Panda. Mentre deve essere superato con il ricorso ai corsi di formazione, che peraltro l’azienda già intende organizzare durante l’orario di lavoro».

In realtà non sono in pochi a ritenere che il «Giambattista Vico» non sarebbe in grado di sfornare auto a pieno regime e impiegare circa tutti i 5mila dipendenti. Quindi potrebbe essere un esamotage (ma si tratta solo di una supposizione) per ritornare alla cig ordinaria in caso di necessità. Dalla Fiom non lo dicono, ma sono decisi e ostinati a non firmare senza un’equiparazione tra l’organico e il rientro a pieno titolo del Polo logistico di Nola.

«Sono pienamente d’accordo con la posizione di Percuoco – ci tiene a precisare Antonio De Luca, altro Rsa rientrato nello stabilimento solo grazie alle vie legali. «Voglio solo ricordare che proprio noi della Fiom per anni ci siamo battuti e siamo stati i promotori anche a livello nazionale dei contratti di solidarietà». Una pratica già in atto da tempo alla Volkswagen che ha prodotto ottimi risultati. Eppure la Fiat invece di coinvolgere per primi quelli della Fiom, il 18 marzo ha preferito chiamare le altre organizzazioni sindacali, Fim, Uilm, Fismic e Ugl, per sottoporre il nuovo organigramma e farlo anche firmare, mentre solo ieri è arrivata la convocazione per il gruppo di Landini. Nulla di straordinario, ma un atteggiamento che tende a sminuire le proposte dell’organizzazione cigiellina.

In tutta la vicenda qualcosa di positivo comunque c’è. Per la prima volta, infatti, il faccia a faccia con la Fiom si è svolto in azienda e non in una stanza d’albergo. La prossima riunione è fissata il 28 marzo quando tutti i sindacati, firmatari e non, insieme alla Fiat si incontreranno di nuovo nello stabilimento per definire le procedure da attuare.