Sarà stata la paura di Beppe Sala che Inter e Milan potessero davvero preferire Sesto San Giovanni per il nuovo stadio – come a sera dichiara il sindaco – o il rinnovato consenso ottenuto un mese fa: fatto sta che la giunta di Palazzo Marino ha approvato la delibera per la dichiarazione di pubblico interesse per il nuovo stadio di Milano che prenderà il posto di San Siro. «La giunta – spiega il comune – ha fissato delle condizioni sulla proposta delle società: un adeguamento dell’indice di edificabilità territoriale al massimo previsto dal Piano di Governo del Territorio pari a 0,35 mq/mq», invece dello 0,68 proposto dai club.

Rassicurazioni che non soddisfano: «L’indice spacciato come un successo è solo il rispetto della norma. – si sfoga Gabriella Bruschi, presidente del Coordinamento San Siro. – Su quel prato di 5 ettari l’indice dovrebbe essere addirittura zero». Delusi anche i Verdi che pure hanno appoggiato il bis di Sala e ottenuto l’assessorato all’Ambiente.Ma il telefono dell’assessora Elena Grandi resta irraggiungibile per ore dopo la notizia. Grandi, che prima della nomina aveva dato battaglia contro il progetto faraonico dei due club, non ha partecipato al voto di giunta. Assenza che non è passata inosservata. «Restiamo contrari», dichiarano Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi e Carlo Monguzzi, capogruppo in consiglio comunale che aggiunge: «Sala ha ragioni nobili ma sta sbagliando, non è un’idea ecocompatibile e Milano ha l’ambizione di essere green. Tutti sapevano che la decisione sarebbe arrivata dopo le elezioni. Può essere un vantaggio: abbiamo il tempo per opporci e sostenere i cittadini nell’eventuale referendum».

Ora le società dovranno presentare un progetto attuativo unico che rispetti le richieste della giunta. Ma che ne sarà del vecchio Meazza? Se lo chiedono i comitati cittadini e le opposizioni, che ricordano come nella struttura sia già in programma l’inaugurazione dei Giochi olimpici invernali del 2026. «Che figura faremo – si chiede Bruschi – con una cerimonia in diretta mondiale in mezzo a un cantiere?». C’è chi parla di abbattimento parziale del vecchio impianto, con il mantenimento di una delle torri attorno alla quale realizzare il nuovo progetto. L’ipotesi dell’abbattimento al 100% resta in campo, ma non è escluso che si prenda tempo per farla digerire ai nostalgici.

L’impatto sarà comunque notevole: una superficie di 240.000 mq, con solo il 14% del business destinato allo stadio, tre grattacieli, due centri commerciali, un Mall da 75.350 mq. Preoccupa anche l’aspetto finanziario. «Sappiamo che le società sono piene di debiti», dice Monguzzi. «Cosa accade se fatti i loro interessi spariscono lasciando in mano l’indotto a fondi d’investimento sconosciuti?», aggiunge Bruschi. Un altro interrogativo riguarda la destinazione d’uso degli oneri di urbanizzazion: circa 80 milioni oscillano tra riqualificazione di alloggi nel quartiere San Siro e ripristino del sottopasso di accesso alla nuova area stadio. Domande per ora senza risposta.