Said e Samir non risulteranno «morti sul lavoro». Sono stati uccisi (forse) dal monossido di carbonio e (sicuramente) dall’avidità di alcuni imprenditori che porta a risparmiare sul costo del lavoro.

SONO MORTI DI NOTTE Said Salah Ibrahim Abdelaziz (25 anni) e Samir Mohamed Said (29 anni). Sdraiati per terra in un piccolo bungalow senza ricambio d’aria che conteneva indumenti, documenti e estintori. Dove dormivano da settimane. Martedì notte hanno deciso di accendere un braciere per combattere il primo freddo. Morti nel sonno e dunque non mentre lavoravano. Li ha trovati ieri mattina un altro collega – egiziano come loro – di 62 anni, anch’esso intossicato e sotto choc.

Tutti e tre lavoravano nel cantiere a Moltrasio, sul lago di Como. Stavano costruendo la quinta villa di un comprensorio a 500 metri sul lago.

Un piccolo cantiere per una abitazione da favola, come le altre quattro e gran parte nelle vicinanze.

I due ragazzi, arrivati in Italia da pochi mesi, vivevano nell’hinterland milanese. Quando i loro parenti sono arrivati a Moltrasio hanno inveito contro i responsabili del cantiere: «Lo sapevate benissimo che dormivano qua da 25 giorni!».

Se fossero completamente in nero o per quale ditta lavorassero lo stabiliranno i magistrati. Quello che è certo è che tenere due operai a dormire nella piccola baracca dentro il cantiere produce un doppio risparmio: sulla vigilanza notturna e sul costo della trasferta da Milano. Un guadagno che chi li faceva lavorare si è messo in tasca. Senza tener conto dei rischi.

Il cantiere sul Lago di Como dove sono morti due operai

SUL POSTO i soccorritori, gli investigatori e i sindacati accorsi hanno trovato solo il cosiddetto «cartello di cantiere». Contiene solamente la concessione edilizia del Comune, l’impresa appaltatrice – la Nur Immobilien Srl di Lecco – e la prima ditta in subappalto: la Diano costruzioni del vicino comune di Porlezza. Neanche il «responsabile lavori» è dichiarato: di fianco alla scritta c’è l’espressione «Non nominato».

Mancano poi totalmente le cosiddette «notifiche preliminari» che devono contenere i subappalti e le indicazioni sulle modalità delle lavorazioni.

Il sindacato era passato dal cantiere solo qualche settimana prima: aveva preso i nominativi di molti lavoratori constatando la poca sicurezza del cantiere.

«CON UNA VILLA DA MILIONI di euro è sconvolgente e raccapricciante che si arrivi a risparmiare sul costo del lavoro in questo modo. Solo per cantieri molto più grandi come quelli autostradali è prevista la guardiania notturna», denuncia il segretario della Fillea di Como Luca Vaccaro.

«Chi ha autorizzato gli operai a pernottare nel container? Per quale ditta lavoravano, erano assunti in regola?», chiede Eloisa Dacquino di Uil Milano e Lombardia. Le stesse domande che si stanno ponendo gli inquirenti, l’ispettorato del lavoro e il personale dell’Ats.

Nella zona c’è già stato un precedente. Nel dicembre 2018 nella vicina Val Cavarnia, Zyber Curri, operaio kossovaro di 48 anni è morto e nessuna delle aziende che operava nel cantiere sosteneva di conoscerlo.

Oggi alle 10 i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil di Como hanno organizzato un presidio davanti alla Prefettura. Chiederanno «alla politica di impegnarsi per una formazione iniziale per ogni tipo di contratto e per i datori di lavoro quale requisito per l’avvio dell’attività, un rafforzamento dei controlli dell’intero sistema di vigilanza e che la sicurezza sul lavoro entri nei programmi scolastici».

«Basta chiamare certi accadimenti tragedie o incidenti: occorre introdurre il reato di omicidio sul lavoro, un’aggravante specifica per colpire senza pietà chi organizza e sfrutta tali condizioni, mandarli in carcere e permettere il sequestro e la confisca dei beni degli imprenditori colpevoli, anche a tutela delle tante aziende serie del settore», dichiara il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi.