Caro ministro, tu dimentichi che il tuo ruolo di presidente della commissione per le riforme non ti avrebbe dovuto consentire di lanciarti nella difesa di Berlusconi. È quello che ha scritto la politologa Nadia Urbinati al ministro Quagliariello.

Urbinati si è dimessa due giorni fa dalla Commissione, malgrado manchino pochi giorni al termine del lavoro dei saggi. Quagliariello si è detto dispiaciuto, e le ha scritto che «è evidente che tu ed io la pensiamo diversamente, ma credo che l’esistenza di legittime visioni differenti sia un presupposto e non un impedimento per sedersi intorno a un tavolo e discutere di riforma dello stato. A meno di non ritenere che il confronto ideale sia quello con chi condivide le nostre opinioni».

Urbinati ieri ha risposto alla risposta, scrivendo che «le costituzioni sono necessarie proprio perché una vita pubblica libera genera dissenso, il quale va difeso con i diritti e accompagnato con le procedure a tramutarsi in volontà politica accertata. Ciò che mi ha indotto a dimettermi è stato quindi non ciò che hai scritto ma la decisione di buttarti nella mischia come leale partigiano, dimentico del tuo ruolo non tanto di ministro ma di presidente della Commissione».

Secondo la politologa «è sacrosanta la partigianeria, anzi è fondamentale nella democrazia rappresentativa. E lo sarebbe stato anche nel tuo caso se tu non fossi stato presidente di una Commissione che riunisce studiosi e non è né vuole essere politica e partigiana. Il ruolo istituzionale deve quindi essere blindato e il modo per farlo è proprio quello di stare al gioco suo, non a quello politico-partitico».