Premessa, tra i pregi di Safe – otto episodi rilasciati su Netflix – è che la storia arriva alla sua completa conclusione, senza possibili escamotage per un eventuale proseguimento. Parola di Harlan Cobene, scrittore di gialli tra i più quotati nel settore e qui impegnato in prima persona come autore di un plot televisivo, dove ha voluto coinvolgere come protagonista un nome noto agli amanti della serialità come Michael C. Hall. Il serial killer «dei serial killer» Dexter o David Fisher della serie cult Six feet under e perfino protagonista nel musical postumo di David Bowie, Lazarus, non ha più nel suo nuovo personaggio la perversa ambiguità dei suo precedenti ruoli. Qui riveste i panni di Tom un cardiochirurgo da poco vedovo, con due figlie adolescenti a carico, e quando una delle due scompare inizia per lui – ma anche per i personaggi che girano intorno alla storia, una corsa contro il tempo per ritrovarla.

Scandito in otto giornate, quanti sono gli episodi, produzione esecutiva a otto mani affidata a Michael C. Hall, Nicola Shindler, Harlan Coben, Danny Brocklehurst, la sceneggiatura di questo thriller psicologico dai molti colpi di scena – e qualche piccola incongruenza che qua e là traspare nel dipanarsi della vicenda – racconta anche molto altro. Come la «sicurezza» del titolo, la sicurezza dai pericoli esterni di un quartiere bene in una località non ben precisata della Gran Bretagna con i suoi giardini curatissimi e la sorveglianza totale di telecamere nascoste.

Ma la sicurezza di un segreto che si pensava tenuto bene nascosto, rivela le tante sfaccettature dell’animo umano. «Il tema della famiglia che nasconde ossessioni – ha rivelato nel corso di una recente intervista Cobene – è un tema ricorrente in letteratura. Il tema della sparizione poi, lo ritengo particolarmente intrigante: se scrivi un romanzo e c’è un morto, al massimo puoi piangerlo e chiedere giustizia, ma se una persona scompare i suoi cari nutrono una speranza che possa tornare».

Sparizioni, morti improvvise, personaggi che sono altro rispetto a come si presentano, ma un altro dei temi affrontati da Safe è il senso di colpa dei protagonisti, in particolare di Tom: «Lui – ha spiegato Michael C. Hall – vive sempre a stretto contatto con la morte, ma nella clinica può ridare letteralmente vita ai suoi pazienti. Nel privato ha invece vissuto la malattia terminale della moglie emotivamente poco vicino, allontanandosi e perfino affrontando una nuova relazione amorosa, lasciando di fatto che a occuparsi di lei sia stata la figlia adolescente.Quando la ragazza scompare, improvvisamente realizza i suoi errori e l’impossibilità di non avere controllo su niente. Arriverà alla verità, non senza aver compiuto errori anche fatali».