Colletto bianco, abito nero, una maschera biancastra aderente al viso. Schiacciato tra assordanti rumori di strada, il pupazzo si muove stranito in una porta centrale di luce. Penombra. Buio. Sparizione. Torna la luce, fattasi rossa. Con essa riappare il pupazzo. Al centro, lo sguardo stupito. Il corpo vive in un flusso disarticolato di accenti geometrici nella mobilità. Il focus del movimento si sposta da un fianco a un piede, da un polso a un’inclinazione della testa, scostato dal centro. Saburo Teshigawara è Petrouchka. SIAMO A VENEZIA, al Teatro Malibran, nel primo weekend di Boundary-Less, 16° Festival di Danza Contemporanea della...