Il presidente russo Vladimir Putin il 10 giugno prossimo sarà a Milano all’Expo. La visita – anticipata dai media mesi fa – è stata confermata da Mosca proprio ieri, in occasione dell’incontro con la controparte russa, da parte del ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni.

Secondo le parole del capo della diplomazia italiana, i colloqui con Mosca hanno avuto come temi caldi la Libia e l’Ucraina. Gentiloni ha specificato che l’obiettivo della sua visita è quello di «cercare di fare il punto sui rapporti bilaterali, che sono andati avanti nonostante le sanzioni e le contromisure russe e che avranno una tappa importante nella prossima visita all’Expo di Milano da parte del presidente Putin».

Tra gli altri obiettivi, ha aggiunto Gentiloni, c’era quello di «fare il punto su alcuni dossier internazionali su cui la Russia può dare un contributo molto rilevante e dare il nostro contributo allo sviluppo delle relazioni tra la Russia e la Ue che, nonostante le differenze, devono essere improntate ad un futuro di collaborazione». Si tratta di una relazione che dovrebbe basarsi su un rispetto reciproco.

La «lista nera» di Mosca, ovvia reazione alle sanzioni economiche (che vietano per parecchi uomini d’affari russi l’ingresso in alcui paesi) non può ad esempio diventare un caso internazionale, perché si tratta di un’ovvia e prevedibile risposta da parte di Mosca. Inoltre, l’Unione europea, se davvero vuole la pace in Ucraina, dovrebbe anche convincere Kiev a rinunciare a provocazioni di natura internazionale, come ad esempio la nomina dell’ex premier georgiano Saakashvili come governatore della regione ucraina di Odessa.

Si tratta di un gesto che non potrà che infastidire Mosca: l’ex premier georgiano è infatti ricercato dal suo paese (secondo sua stessa ammissione «per giuste motivazioni politiche») ed era già stato assunto da Poroshenko come consulente di Kiev e rappresenta agli occhi di tutti, un uomo della Nato.

Sul conflitto ucraino, gli ultimi dati pubblicati ieri a Ginevra da parte dell’Onu, specificherebbero che almeno 6.417 persone sono state uccise nel conflitto nell’est del paese dalla metà di aprile 2014 al 30 maggio scorso.

Tra le vittime, almeno 626 donne e ragazze, mentre i feriti sono 15.962, ha precisato che si tratta di «una stima prudente» e che il numero effettivo delle vittime potrebbe essere molto più elevato.
Il decimo rapporto della Missione Onu di monitoraggio dei diritti umani in Ucraina sottolinea che «vi è stata una notevole diminuzione dei bombardamenti indiscriminati dopo l’adozione degli accordi di Minsk».

Nonostante un rallentamento delle ostilità, «i civili continuano ad essere uccisi e feriti», ha osservato l’Alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein. «Abbiamo documentato informazioni allarmanti di esecuzioni sommarie da parte di gruppi armati e stiamo esaminando accuse simili contro le forze armate ucraine. Abbiamo anche resoconti orribili di torture e maltrattamenti durante la detenzione», ha aggiunto. E proprio su una delle vittime si è espresso il ministro Paolo Gentiloni, specificando che a Kiev sono state chieste notizie sull’indagine sulla morte del giornalista italiano Andrea Rocchelli. Una delle tante inchieste, compresa quella sulla strage di Odessa, insabbiate dal governo di Poroshenko.