Ryanair è stata processata al tribunale di Aix-en-Provence per «lavoro dissimulato». La compagnia low cost è accusata da ex dipendenti e dall’Ursaff (l’ente che raccoglie i contributi sul lavoro) di non aver rispettato il diritto del lavoro francese e di non aver versato i contributi dovuti. La sentenza arriverà il 25 settembre prossimo. Il pm ha chiesto 225mila euro di multa e il sequestro di quattro Boeing 737.

L’inchiesta era cominciata nel 2011. Dal 2007, Ryanair utilizza l’aeroporto di Marsiglia-Marignane. Ma aveva omesso di dichiarare questa base al registro del commercio e delle società, così come non aveva dichiarato i dipendenti all’Ursaff. Per Ryanair è tutto legale: sui 127 dipendenti della base di Marignane, 56 erano assunti con un contratto di tre anni da società di lavoro in affitto irlandesi, Crewlink e Workforce, mentre gli altri, in particolare i piloti, erano sì dipendenti diretti della compagnia ma sempre con un contratto di diritto irlandese. La sede di Ryanair è difatti in Irlanda, paese dove il fisco ha la mano leggera e dove i contributi sul lavoro sono al 10%, contro il 40% in Francia.

Appena venuta a sapere dell’apertura dell’inchiesta a Marsiglia, Ryanair ha chiuso la base di Marignane, per riaprirla subito dopo sotto forma di semplice «scalo». La compagnia low cost invoca il Trattato di Roma: «La regolazione a livello europeo è fatta per incoraggiare la concorrenza, assicurare la libera circolazione dei servizi e proteggere il consumatore», afferma Darell Hugues, vice-direttore del personale di Ryanair e insiste sul fatto che i dipendenti, piloti e steward, «passano la maggior parte del tempo» sugli aerei immatricolati in Irlanda, quindi dipendono dal diritto irlandese. La Francia non è d’accordo. La Gendarmerie ha fatto un’inchiesta e ha provato che i dipendenti vivono nelle vicinanze di Marignane, che arrivano al mattino alla base di Ryanair e se ne vanno la sera. Per i giudici, secondo il Trattato di Roma le società possono sì lavorare in qualsiasi paese della Ue ma devono rispettare «le stesse condizioni» di lavoro del paese ospite. Il tribunale ha fatto valere che alle compagnie aeree non può essere applicato il diritto del mare, dove i diritti sociali sono quelli del paese di immatricolazione della nave.

L’inchiesta francese ha messo in luce delle condizioni di lavoro problematiche. Per essere assunti da Ryanair è obbligatorio uno stage il cui costo è a carico del lavoratore (intorno ai 2mila euro). I dipendenti devono comprare a loro spese l’uniforme (120 euro). I salari sono diversi tra i dipendenti diretti di Ryanair e gli dalle agenzie interinali (2mila euro contro 850, a cui si aggiunge la percentuale sulle vendite a bordo dei prodotti commercializzati dalla compagnia, gratta e vinci compresi). In più, la legge irlandese è poco protettrice: Ryanair non paga straordinari, le ferie sono di 20 giorni pagati solo 60 euro al giorno, in caso di malattia non c’è salario. Non ci sono versamenti per la pensione. Ryanair ha un fatturato di 4,9 miliardi e nell’ultimo esercizio ha fatto utili per 503 milioni. Ha 8.500 dipendenti e serve 180 destinazioni, trasportando quasi 80 milioni di passeggeri.