Qualcosa di più terribile dell’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati uniti? Nulla, tanto che Ryan Murphy – l’autore della saga di American Horror Story – ci costruisce intorno addirittura l’intera nuova stagione. AHS: cult – settimo capitolo in onda dallo scorso 6 ottobre ogni venerdì su Fox (canale 112 di Sky) alle 21, prende le mosse dall’8 novembre, la fatidica notte delle elezioni con la proclamazione di Donald «new» president. Murphy e il team di sceneggiatori ci mostrano in un’alternanza di primi piani le contrapposte reazioni di Ally, mamma lesbica sposata con un bimbo, travolta dalle fobie e dalla disperazione, e di Kai Anderson, razzista paranoico così esaltato e gioioso da fingere di scoparsi lo schermo tv… Non ci sono sottotesti, manicomi criminali, bande di freak o elementi soprannaturali, i nuovi episodi si concentrano sul presente, così terribile proprio perché reale.

E quasi profetico, tanto che il sesto episodio – andato in onda negli Usa il 10 ottobre – è stato modificato e reso meno cruento dopo la strage di Las Vegas. L’episodio – girato prima della strage – doveva aprirsi e chiudersi con la rappresentazione di una sparatoria durante un comizio politico. Sarah Paulson e Evan Peters – i veterani di AHS presenti sin dalla prima stagione – sono perfetti nell’incarnare paure ancestrali e fanatismo. Sarah/Ally riporta a galla le sue fobie per il sangue e i killer travestiti da clown (Twisty, un personaggio della quarta stagione ma qui è chiaro il richiamo al Pennywise di It) ma soprattutto è preoccupata che con Trump alla Casa bianca possa perdere il riconoscimento giuridico del matrimonio con la sua compagna. Peters/Kay rappresenta l’anima nera degli Stati uniti, alla guida di una setta fascistoide che terrorizza la comunità della zona. Per lui, con l’8 novembre semplicemente: «la rivoluzione è iniziata».