«Come si fa a dialogare con chi si comporta così?»: la formula che seppellisce il tentativo, già vicinissimo al fallimento, di un dialogo tra governo e opposizione sulla gestione della crisi è questa. Sono le parole che pronuncia Salvini, al telefono con il capo dello Stato, dopo uno sfogo che va dall’attacco di Conte contro di lui e Giorgia Meloni nella conferenza stampa di venerdì sera («Una cosa indegna di uno Stato democratico») alla chiusura del governo sugli emendamenti dell’opposizione al dl Cura Italia, «Non è stato accolto niente».

DI TREGUA non si poteva già parlare. Ora è guerra aperta, in Parlamento e fuori. Non ci vorrà molto, prevedono sul Colle come in ogni sede politica, perché si arrivi a uno scontro senza esclusione di colpi, con l’opposizione che accuserà il governo di aver provocato decine di migliaia di morti e la maggioranza che replicherà denunciando la strage degli anziani nelle Rsa lombarde.

La stessa decisione della Regione Lombardia, seguita dal Piemonte, di emanare un’ordinanza per mantenere chiuse, a differenza di quanto aveva detto il premier, librerie e cartolibrerie viene interpretato come ennesimo segnale dello scontro campale che si sta preparando.

SALVINI CHIEDE una sorta di “diritto di replica”, sempre a reti unificate. Richiesta che ovviamente non riguarda il Quirinale e finirà invece in commissione di Vigilanza Rai. Il presidente della stessa, il forzista Barachini, brucia i tempi e senza neppure consultare la commissione scrive alle reti Rai con la raccomandazione di «assicurare un proporzionato diritto di replica». Il vice De Nicola, 5S, lo rintuzza subito: «Non dovrebbe inviare lettere senza sentire l’opinione di tutte le forze politiche, tanto più se arriva a indicare un diritto di replica alle dichiarazioni del premier». E anche questo è un segnale del rapidissimo degenerare del clima politico in piena emergenza.

MATTARELLA NON SI PRONUNCIA su una materia non di sua competenza. Può solo assicurare che farà il possibile per facilitare ogni tentativo di dialogo ed è in effetti molto probabile che abbia già consigliato a Conte di evitare in futuro errori simili. Ma senza esagerare nell’allarme perché, per quanto fuori luogo sia stato l’affondo televisivo di Conte, Mattarella sa bene che allo scontro frontale si sarebbe arrivati comunque.

Non a caso, nel breve messaggio televisivo di auguri pasquali agli italiani, evita ogni accenno alla necessità di coesione nazionale, consapevole che in questo momento sarebbe stato preso per una sconfessione del premier. Mattarella si concentra invece sulla necessità di rispettare le norme di distanziamento, «I sacrifici che stiamo facendo stanno producendo i risultati sperati e non possiamo fermarci proprio adesso». E sul tentativo di far sentire agli italiani la vicinanza e il riconoscimento dei loro sforzi: «Comprendo bene il senso di privazione che questo produce. So che molti italiani trascorreranno il giorno di Pasqua in solitudine. Sarà così anche per me».

CERTO A MATTARELLA l’intemerata di Conte non è piaciuta ed è quanto di più lontano dal suo stile. Ma se qualcosa lo ha preoccupato, nella conferenza stampa di venerdì, sono soprattutto i toni adoperati parlando del Mes e della richiesta di eurobond. Preoccupazione condivisa dal Pd e da Gualtieri, che avrebbero scelto tutt’altra linea. Riconoscere i passi fatti da Bruxelles, segnalare con forza il segnale lanciato con la nuova linea di credito del Mes, mettere in forse il ricorso a quel credito ma senza bruciarsi i ponti alle spalle, indicare, come suggerisce Delrio, la differenza tra le istituzioni sovranazionali, commissione e Bce, e le resistenze degli Stati: tutto questo avrebbe permesso a Conte di continuare nella battaglia per gli eurobond senza lasciare alla destra una sorta di verdetto, giocoforza negativo, su ogni nuovo passo.

Se anche il 23 aprile Conte otterrà un nuovo segnale sugli eurobond non sarà certo il varo immediato del Fondo. L’opposizione avrà quindi gioco facile nell’accusare comunque Conte di resa.

MA CONTE, PRESSATO DAI 5S che di Mes non intendono sentir parlare, non può accogliere quei suggerimenti prudenti, perché gli sfuggirebbe di mano la sua maggioranza e verrebbe meno il suo stesso ruolo di unico garante possibile dell’accordo Pd-5S. Quindi ha deciso di giocare il tutto per tutto scommettendo sulla vittoria secca. Ma un problema resterebbe comunque aperto. Anche nell’ipotesi migliore, i fondi non sarebbero certo erogati immediatamente. Mentre all’Italia servono subito.