A centocinquant’anni dalla nascita di Rosa Luxemburg (1871-1919), possiamo ripensare nelle nuove condizioni della “globalizzazione” l’aut-aut tra socialismo e barbarie da lei evidenziato più di un secolo fa. Già ne “il manifesto” del 14 gennaio 1979 Rina Gagliardi colse una “dimensione profetica” di questo aut-aut, che oggi assume anche una decisiva valenza ecologica, in riferimento alla devastazione ambientale prodotta dallo sviluppo capitalistico. L’abisso che si avvicina non riguarda infatti soltanto le modalità della convivenza umana, ma anche la natura e la sopravvivenza stessa di tutti gli esseri viventi.

Per costruire il socialismo non basta operare una rivoluzione soltanto politica, rovesciare il potere e sostituirlo con gruppi ristretti di “rivoluzionari di professione”, come voleva Lenin. Rosa insiste sul senso di solidarietà e di fratellanza, sull’esigenza di auto-organizzazione e di auto-governo tra i lavoratori. Il socialismo non può essere conseguito da un partito-stato che monopolizza il potere, con cui si dà l’avvio a un nuovo regime oppressivo, come avverrà poi con lo stalinismo. Non a caso nel mezzo del suo ultimo discorso politico compare un riferimento filosofico essenziale a un classico come Lessing, al suo genuino e profondo amore per l’umanità e la verità.

Il cospicuo epistolario di Rosa Luxemburg ci consente di apprezzare la ricchezza della sua personalità, non riducibile al mero aspetto politico-rivoluzionario. Nelle sue lettere emerge infatti pienamente anche la donna coi suoi sentimenti e affetti, il suo bisogno di dare e ricevere amore, la valorizzazione dell’amicizia, il vivo senso della bellezza, l’amore per la vita e per la cultura, la tensione a un rapporto più armonico con la natura e con gli altri animali (si ricordi a questo proposito il celebre episodio del bufalo maltrattato in una lettera dal carcere).

Nelle lettere è notevole la volontà fortissima di felicità amorosa, unita alla consapevolezza lucida delle enormi difficoltà, anzi dell’impossibilità di questa felicità. Quest’amore immenso per gli uomini, la natura e la vita nelle sue molteplici manifestazioni, le darà una forza straordinaria per sopportare le condizioni più avverse e in pari tempo un grande desiderio di gioire, di godere in pienezza le ricchezze della vita, di ristabilire sempre un equilibrio fra sé e l’ambiente di vita.

La lotta rivoluzionaria e l’impegno politico sono una lotta per il senso e la dignità della vita, per il riscatto della vita offesa e umiliata. Una nuova società socialista prevede la liberazione integrale dell’uomo, per giungere non solo a nuovi rapporti economici di produzione, ma altresì – come ha sottolineato Lelio Basso – a rapporti politici di autogoverno e, soprattutto, rapporti umani di responsabilizzazione, fratellanza e amore. Nell’ultimo periodo Rosa insiste sull’importanza della questione femminile e del movimento delle donne. Essendo anche e soprattutto una rivoluzione culturale, antropologica ed etica, oltre che politica, economica e sociale, essa concerne pure in modo essenziale il rapporto uomo-donna e ha bisogno più che mai dell’apporto decisivo della cultura delle donne nel cambiamento concreto della vita quotidiana.

La vocazione alla felicità passa attraverso l’autodisciplina e il lavoro ben svolto, ma cozza contro l’alienazione universale che in modi diversi colpisce oppressi e oppressori, sfruttati e sfruttatori, vittime e carnefici, poveri e ricchi, emarginati e potenti, tutti in vario modo stravolti nella loro umanità. Nella sua visione la rivoluzione non comporta soltanto il cambiamento di segno delle strutture economiche e dei poteri politici, ma intende essere anche e soprattutto la trasformazione radicale e quotidiana della vita, del modo di pensare e di vivere degli esseri umani.

Oggi v’è ancora un’attualità del messaggio di Rosa Luxemburg? Molte cose sono cambiate a più di un secolo dalla sua morte, la gravissima “crisi del marxismo” è da decenni sotto i nostri occhi; non si può più riproporre sic et simpliciter il suo marxismo, ma rimangono a nostro avviso esemplari la sua testimonianza etica e politica, la tensione alla giustizia, alla verità e alla pace, la passione bruciante per la vita e la difesa strenua della vita offesa, la lotta intransigente per la dignità di tutti gli esseri sfruttati e oppressi.

Non vanno poi assolutamente trascurati altri aspetti come l’amore genuino per la poesia e la musica, l’arte, la scienza, la cultura e il pensiero libero, l’onestà intellettuale e la rettitudine morale, l’aspirazione coerente e costante a una vita umana degna e a una nuova civiltà planetaria, la valorizzazione della dimensione affettivo-sentimentale. Più che mai viva nei nostri cuori e nelle nostre coscienze, Rosa Luxemburg lascia a noi e alle nuove generazioni una eredità cospicua, benché noi sia scontato che essa possa essere ripresa e dare i suoi frutti