Da quel maledetto primo di marzo di sei anni fa, Lucio Dalla sembra essere morto solo all’anagrafe. Infatti, non lo è per i suoi fan né per la sua città Bologna; tantomeno per i tanti amici artisti e cantanti che con lui hanno condiviso anche solo un pezzetto della sua geniale ed espansiva creatività, sperimentata anche al di fuori della musica. Sebbene: il suo lasciato più grande resta ancora il patrimonio inestimabile di brani musicali che ne hanno fatto uno dei protagonisti della canzone italiana, il suo stile inimitabile sembra non aver prodotto ancora eredi.

Certo qualcuno ha provato a raccoglierne frutti e suggerimenti, per poi rendersi conto che avrebbe fatto meglio a sterzare altrove, non avendone la stoffa, nemmeno per essere un epigono. Mentre, miglior sorte hanno avuto coloro che, invece di scimmiottarlo, hanno preferito accompagnarlo lungo o per un tratto del suo poliedrico e coerente percorso artistico ed intellettuale. Diversamente da queste due posizioni e su un piano più alto e di stretta e reciproca collaborazione si è trovato Ron.

Il cantante pavese, che per decenni gli è stato accanto, nella ricorrenza del settantacinquesimo compleanno dell’amico, pubblica un album con dodici canzoni dal repertorio di Dalla, aperte dall’inedito Almeno pensami, medaglia di legno all’ultimo Sanremo, però vincitore del Premio della Critica Mia Martini e forse meritevole di non stare un gradino giù dal podio sanremese. All’ascolto del disco, si comprende immediatamente come Ron si è posto di fronte alla possibilità di reinterpretare le canzoni del suo mentore. Non va dimenticato che pur subendone il fascino l’autore di Vorrei incontrarti fra cent’anni, gli ha consegnato testi e musiche di alcune delle sue canzoni più belle, tra le quali e fanno parte del progetto: Piazza Grande e Chissà se lo sai (in cui duetta con Dalla) e soprattutto quell’Attenti al lupo che lo riportò in vetta alle classifiche di vendita, dopo un periodo di stanca risollevato dal tour con Morandi.

Gli altri brani zigzagano nel repertorio più celebre con Futura, Canzone e Cara. Sorprendente è la scelta di Henna, proveniente dall’omonimo album, forse il più incompreso del cantautore. Interessante è anche la chiusura «postuma» di Com’è profondo il mare, lasciato alla voce originale di Dalla (si ricorda che da poco è stata pubblicata la Legacy Edition del disco), però con un nuovo arrangiamento. Stasera alle 18 presentazione alla Mondadori di Piazza a Milano.