Pochi libri di critica hanno inciso così profondamente nel senso comune come Scrittori e popolo, uscito cinquant’anni fa da una piccola editrice romana, Samonà e Savelli, che allora garantiva una specie di samizdat alla sinistra extraparlamentare. Lo firmava uno studioso ancora giovanissimo, poco più che trentenne, Alberto Asor Rosa, allievo di Natalino Sapegno all’università di Roma, attivo nei «Quaderni Rossi» e compagno di via di Raniero Panzieri. Quell’esordio, geniale, sorprese per la padronanza di una strumentazione in cui la capacità di delineare un quadro storico per ampie campiture e tagli dialettici si integrava a una microfisica testuale, nel campionario dei...