Roma: rioccupato il Rialto Sant’Ambrogio, la trattativa continua
Movimenti Avviato un tavolo con l'assessore al Bilancio Andrea Mazzillo. Tra le alternative uno spazio a Porta Portese. Allo studio una soluzione ponte
Movimenti Avviato un tavolo con l'assessore al Bilancio Andrea Mazzillo. Tra le alternative uno spazio a Porta Portese. Allo studio una soluzione ponte
Il Rialto, spazio comunale del Portico d’Ottavia che ospita da dieci anni le associazioni storiche della sinistra e dei movimenti sociali, è stato rioccupato ieri di buon mattino dagli attivisti di Decide Roma, del Forum dell’Acqua pubblica e di Sinistra per Roma. Era stato chiuso giovedì 16 febbraio dai vigili, su impulso degli uffici del patrimonio, senza preavviso, con tanto di catene alla porta di accesso in via di Sant’Ambrogio nel cuore segreto del ghetto ebraico della Capitale. Una decisione che ha messo in imbarazzo la giunta a Cinque Stelle. Ventiquattrore prima, maggioranza e opposizione avevano votato, inaspettatamente, una mozione che impegnava la giunta ad affrontare seriamente l’inquietante vicenda degli oltre 750 spazi che svolgono attività sociali nei «beni indisponibili» della Capitale. Tutti sotto sgombero su impulso della Corte dei Conti che attua l’orientamento delle politiche sui tagli ai fondi agli enti locali e la vendita del patrimonio pubblico. L’obiettivo, tutto da dimostrare, è abbattere il debito mostruoso della città. L’effetto reale prodotto su una città tramortita da crisi e tagli è quello di un ulteriore impoverimento e desertificazione.
L’occupazione è avvenuta all’indomani dell’approvazione di una delibera con la quale la giunta Raggi ha fatto un passo per inquadrare il problema con il malinteso sistema dei bandi. Dall’intervento dell’assessore al bilancio Andrea Mazzillo, in un teso confronto con gli attivisti avvenuto nella piazzola davanti al Rialto, è emerso che la delibera ha escluso il Rialto, sede del movimento italiano per l’acqua pubblica, 27 milioni di voti raccolti nel referendum vittorioso del 2011, al quale lo stesso Movimento di Beppe Grillo deve una delle sue stelle, oltre che la parte più trascurata della sua agenda sui beni comuni. Lo spazio sembra essere stato destinato alla Soprintendenza, dopo la riacquisizione da parte del Campidoglio. La richiesta di Stefano Fassina (Sinistra Italiana) di inserire una deroga alla delibera è stata respinta da Mazzillo che ha opposto la ragione categorica della «legalità». Dopo un’ora di trattativa, sotto una pioggerella pre-primaverile, la situazione si è fatta insidiosa per il giovane assessore pentastellato. Mazzillo ha escluso uno sgombero con polizia e carabinieri accorsi in forze al ghetto, ma ha chiesto agli attivisti di lasciare il Rialto, assicurando l’impegno della giunta nell’individuazione di una nuova sede. Per gli attivisti lasciare lo spazio riconquistato significa interrompere definitivamente le attività del forum dell’acqua, del circolo Gianni Bosio, dell’Arci o di Trasform! La controproposta, sostenuta anche da Paolo Ferrero segretario di Rifondazione e da Eleonora Forenza eurodeputata dell’Altra Europa, è stata quella di lasciare in custodia l’immobile alle associazioni che da dieci anni lo custodiscono in attesa di una nuova assegnazione.
Più forte della ragione politica sembrano essere le procedure amministrative azionate da una mala gestione delle amministrazioni da Rutelli in poi. Nessuna delle convenzioni siglate regolarmente con centri sociali e associazioni è stata perfezionata nei 120 giorni previsti da un vecchio regolamento che, dopo l’ultima delibera, dovrebbe essere riscritto. Invece di contestare questa irregolarità, la magistratura contabile considera nulli tutti i contratti. Chiede la riacquisizione degli immobili e trasforma in morose e abusive anche le realtà che hanno versato il canone. Al Rialto è stato chiesto un risarcimento di un milione e mezzo di euro. Se non si procede, le autorità possono rivalersi sui funzionari. Per questo le procedure vanno avanti in automatico. Da questo deriva il sentimento di ineluttabilità che tiene in ostaggio tutti gli amministratori che affrontano questa matassa intricata. Al momento il Campidoglio sostiene di non avere gli strumenti per bloccare queste operazioni. Con la nuova delibera ha cercato di rendere graduali gli sgomberi, anche se il primo risultato è stato la chiusura del Rialto.
Mazzillo ha ribadito l’intenzione della giunta Raggi di tutelare le attività sociali e il loro valore. Per uscire dallo stallo ha proposto un tavolo in Campidoglio durato fino a tardi ieri sera. Al termine gli attivisti hanno deciso di restare in via sant’Ambrogio. Manterranno un presidio aperto. Lunedì è previsto un nuovo incontro. «Senza una soluzione noi non usciamo – sostengono – Il problema va risolto con la politica, non con la burocrazia». In questo mondo pesano le recenti chiusure del Centro culturale curdo Ararat, del Teatro dell’Orologio, dell’Alexis, e prima dei club Init e Brancaleone, per non parlare del Teatro Valle. Tra le ipotesi in discussione c’è anche il trasferimento delle associazioni nella zona di Porta Portese. Lo spazio ha tuttavia bisogno di una ristrutturazione. Allo studio c’è una soluzione-ponte.
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