«Vogliamo portare le nostre voci sotto Montecitorio per dire che servono urgentemente investimenti strutturali sul welfare: sanità, trasporti, istruzione, casa, reddito. Sono questi gli unici terreni strategici dove andrebbero dirottate le risorse». Venerdì 18 dicembre sarà una giornata di mobilitazione a Roma, mentre al parlamento sarà in discussione una legge di bilancio particolarmente importante.

Due gli appuntamenti: alle 16 al ministero dell’Istruzione, università e ricerca e poi alle 17.30 al Pantheon per «assediare Montecitorio». Poche e nette le parole d’ordine: patrimoniale, reddito e lavoro, istruzione, sanità, giustizia climatica. Da inizio novembre nella capitale il fermento studentesco si è incontrato con quello delle realtà di movimento e ha dato vita a due cortei partecipati da migliaia di persone, il 31 ottobre e il 7 novembre, diversi flashmob e alcune occupazioni di strutture sanitarie e scolastiche in disuso.

La nuova protesta mette al centro le risorse che inizieranno a disegnare una nuova traiettoria per i prossimi anni del paese, in attesa della pioggia di miliardi del Recovery Fund. «Si preparano aumenti delle spese militari, nuovi tagli alla sanità nel periodo 2021-2023, incentivi e sgravi alle imprese; mancheranno invece misure strutturali di sostegno alle fasce più colpite dalla crisi, che continuano ad impoverire», si legge nel comunicato di lancio che ruota intorno alla richiesta di una tassa sui grandi patrimoni. Per il momento l’ipotesi è tramontata, è stato ritirato l’emendamento di Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd) e quello sul contributo di solidarietà per le grandi ricchezze di Federico Fornaro (Leu), ma l’esigenza resta.

Chi pagherà la crisi economica e sociale che corre sulla scia di quella sanitaria è la grande domanda che rimane aperta. Per i movimenti romani il momento di rispondere è adesso.