Roma è stata sempre affascinante, bellissima e sciatta, internazionale e provinciale, accogliente e cattiva e, in questo senso, forse, mai moderna. Pasolini la chiamava «la ricotta» perché è una città instabile, sempre sul punto di sciogliersi. Roma e il suo doppio potremmo anche chiamare il Convegno che si svolge al Macro Asilo nei giorni del 9 (dalle 15 alle 20) e del 10 (per l’intero giorno) di questo mese, a cura del Dottorato di ricerca in architettura e urbanistica e della casa editrice manifestolibri.

DUE LE SESSIONI di «Roma, città bipolare» che si scontrano tra loro: la vita quotidiana – quella per intenderci della maggior parte delle persone che vivono nelle periferie lontane -, e l’immaginario che Roma produce nei turisti, nelle cartoline illustrate, nei media di tutto il mondo. Verranno sintetizzate con una tavola rotonda finale cui partecipano molti degli studiosi, ricercatori che in questi anni ne hanno analizzato i vari aspetti. Per quanto si sia tentato di rappresentare questa città, attraverso la letteratura, i film, i saggi, Roma rimane un enigma, una città in cui c’è troppo o, forse, una città che è troppa, una città ambigua dove tutto e il suo contrario sono possibili: il Tevere è ancora «biondo» o una massa scura oleosa che attraversa come una fogna la città?
Molti autori, in passato, si sono cimentati a descriverla: Moravia, Morante, Bassani, Bertolucci, Gadda, Gatto, Pasolini, Penna e Caproni. Le hanno dedicato pagine: Leopardi (che l’odiava) e Gogol (che l’amava).

SANDRO PENNA parla di Roma che l’accolse con un indolente disincanto. Disincanto e disamore sono le due caratteristiche di questa città. Pare che i romani le abbiano viste tutte e manifestano questo loro atteggiamento con sarcasmo e cinismo, legati, come mai altri, al loro quartiere cui mostrano fedeltà assoluta, tanto che, nonostante si vantino di essere nati in questa città, finiscono per non conoscere nulla di essa.
Questa volta, a descriverla, ci provano studiosi, politici, accademici riuniti sotto l’insolita alleanza intellettuale e politica di un Dottorato e di una casa editrice che su Roma ha prodotto molte storie. Il tentativo è generoso quanto difficile, perché questa città mostra sempre il suo doppio e continua a farsi beffa di definizioni.

L’ESIGENZA e l’urgenza del Convegno nasce da una domanda rimossa e quanto mai «misteriosa»: perché a Roma, animata da mille conflitti latenti (si pensi al disagio abitativo, ai trasporti, agli accampamenti Rom, agli scandali, alla corruzione, al turismo, ecc.), domina invece una calma piatta come se fosse una città serena e felice? È solo per il carattere istrionico, pigro dei suoi abitanti che ormai non si stupiscono più di nulla? Eppure Roma è probabilmente la città dove ci sono associazioni, centri sociali, occupazioni più di altre città d’Italia. Una domanda questa che certamente sarà al centro dell’incontro.