Ascoltare a 50 anni dalla sua uscita Jesus Christ Superstar, il rivoluzionario musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice che introdusse a Broadway una lettura contestataria dei «vangeli» (il già allora scandaloso Giuda di colore quanto si sarebbe potuto proporre in una cultura della cancellazione come quella americana d’oggi?), procura non poche riflessioni sullo stato della musica attuale e su come questa, nella sua filiera creativo – produttiva, si sia piegata a logiche «social». Mezzo secolo fa, l’interazione tra musica e società era più attiva di ora, il desiderio di sperimentare il nuovo scardinava la forma canzone, allargandone i tre minuti tre a più larghe composizioni. Le tarde sperimentazioni orchestrali di Beatles e Stones aprivano la strada alle partiture «classiche» di EL&P e dei Deep Purple. Proprio da quest’ultimo gruppo proveniva Ian Gillan, il front-man che sostituì il più «soul» Rod Evans e che fu scelto per registrare le parti solistiche del musical . Il successo fu clamoroso e la ricostruzione storica del libretto che accompagna questa edizione superlusso ne illustra, in 3 cd contenenti anche versioni alternative delle canzoni e provini, sia l’iconico percorso sia l’officina di lavoro degli autori e interpreti.