Nel campo della fotografia, il goriziano Roberto Kusterle, classe 1948, potrebbe essere classificato fra gli eccentrici e visionari: un mondo surreale, il suo, costruito battendo la terra friulana fra il greto riarso dei fiumi e le montagne più ruvide alla ricerca del luogo migliore per inscenare apparizioni di romantica, scabra inquietudine. Prima che l’avvento del digitale ampliasse le possibilità e le occasioni di montaggio delle immagini, infatti, la sua fotografia si basava sul travestimento, su un intervento concreto di manipolazione e assemblaggio di corpi e paesaggi: ritratti cosparsi di piccolissime conchiglie, uomini-iguana dalla schiena piena di aculei, mitili e crostacei...