Quando ci lascia qualcuno che ha fatto parte del mondo dello spettacolo spesso se ne enfatizza il ruolo, si sprecano gli aggettivi si fanno santini. Roberto Herlitzka non ha mai avuto bisogno di esagerazioni, la dimostrazione del suo talento sta nei lavori che nel corso di decenni ha presentato al pubblico, agli spettatori, che fossero seduti in comode poltroncine di teatro, in non sempre confortevoli poltrone di sale cinematografiche oppure piazzati nel soggiorno di casa davanti al televisore. Era la stessa cosa perché lui è stato attore capace di esprimersi in tutti i modi.

ERA NATO a Torino, nell’ormai lontanissimo 2 ottobre 1937. Dopo solo un anno l’obbrobrio fascista con le leggi razziali colpisce direttamente la sua famiglia. Il padre Bruno infatti era un ebreo di origine cecoslovacca, la madre Micaela Berruti era invece una traduttrice. Ma la coppia si separa presto e Bruno emigra in Argentina quando Roberto ha solo due anni. Anche lui, con il fratello Paolo trova rifugio in Argentina dopo avere adottato il cognome della madre. Al termine del conflitto Roberto torna a Torino sino a frequentare il liceo per poi trasferirsi a Roma, dove nel frattempo si era stabilito il padre gallerista, per poter frequentare l’Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico sotto la guida di Orazio Costa. Subito dopo comincia la sua attività teatrale prima con moltissime regie del suo maestro, poi arrivano anche Ronconi, Lavia, Calenda, Squarzina, Missiroli. Roberto, che vezzosamente ricorda di non avere mai voluto cambiare quel cognome apparentemente ostico per gli italiani affermando che «era originario di Brno, Cecoslovacchia, e che quella kappa nel cognome gli ricordava Kafka». Buon per lui perché nel corso degli anni quel cognome, unito alla sua «arte drammatica», lo ha portato a fare incetta di premi e riconoscimenti, tra cui vale la pena ricordare un paio di Ubu e un paio di Flaiano. Senza dimenticare la sua personale rilettura, quindi sua la drammaturgia, la regia e l’interpretazione (solo sul palco) di Ex Amleto.

SIN QUI il teatro. Ma il cinema non è stato da meno. L’inizio si deve a Lina Wertmüller, sua amica personale, che lo vuole come interprete per la prima volta in Film d’amore e d’anarchia, poi in altri tre film. Da quel lontano 1973 non si è più fermato partecipando a una sessantina di titoli con un elenco prestigioso di registi, tra cui Mikhalkov, Magni, Sorrentino, Greco, Montaldo, Virzì, Andò, Piscicelli, Faenza, Del Monte, Rosa, Bruni Tedeschi, Guzzanti, Sgarbi. Ma è con Marco Bellocchio che si crea un sodalizio particolarmente fruttuoso. A partire da Buongiorno notte, dove la sua interpretazione di Aldo Moro è diventata un’icona, premiata con David di Donatello e Nastro d’argento, seguito poi da altri quattro film diretti dallo stesso regista. Giusto per aggiungere una ulteriore ciliegina al suo rapporto con il cinema, come doppiatore, ricordiamo che ha prestato la voce nella versione italiana di Shining a Joe Turkel, il barista che interloquisce con il protagonista. Ma non si possono trascurare le partecipazioni televisive. Da La certosa di Parma diretto da Bolognini a La piovra 7 di Perelli, sino a Mannaggia la miseria (dove ritrova Wertmüller) e all’eccentricità di Boris alla quale lui non si è sottratto, anzi ha partecipato con entusiasmo, e rovistando ecco anche un vecchio Il processo da Kafka, giusto per rimanere sulle sue stesse origini.

COME DETTO è impossibile ripercorrere l’intera carriera di Roberto Herlitzka, venuto a mancare dopo essere rimasto vedovo da poco. Di lui rimane impresso un volto segnato e indimenticabile una voce che parlava al cuore con un campionario di interpretazioni che hanno segnato il mondo del teatro, quello del cinema e quello della tv. Si dice spesso che contrariamente agli attori britannici da noi non c’è grande scambio di alto livello tra gli interpreti. Herlitzka è stato lì anche per dimostrare il contrario, per sottolineare come un attore possa esprimersi sempre pur attraverso linguaggi specifici diversi. Il problema è il talento e lui lo ha avuto e mostrato nel corso di una vita trascorsa a recitare portandolo a ottenere premi, biografie e affetto del pubblico. Tutto meritato.