Con 731 morti in 24 ore sembra davvero di essere tornati ai giorni più bui della prima ondata. Bisogna risalire infatti ai primi di aprile per trovare un bollettino altrettanto drammatico. Anche il numero delle persone ricoverate in terapia intensiva si avvicina pericolosamente al picco toccato in quei giorni: furono 4068 allora e sono 3612 oggi.

Secondo l’Agenzia per i servizi sanitari territoriali, il tasso di occupazione delle terapie intensive sale al 41% solo per i pazienti Covid, su un totale di 8800 posti letto. Ieri il commissario Arcuri aveva minimizzato l’emergenza, parlando di oltre diecimila letti.

IL PRESIDENTE DELL’ISS Silvio Brusaferro spiega che il dato vero è il primo, e quelli di Arcuri sono posti letto «attivabili» di cui si tiene conto solo nelle proiezioni a 30 giorni, uno degli indicatori del rischio. Un filo di speranza viene dal numero dei casi positivi giornalieri, da alcuni giorni stabile intorno ai 35 mila casi al giorno con fluttuazioni legate all’altalena dei tamponi. Ieri sono stati poco più di 32 mila a fronte di 208 mila tamponi, con un rapporto tra positivi e test del 15%.

«Forse c’è una tendenza ad una lieve flessione» commenta a bruciapelo Gianni Rezza, direttore della prevenzione e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) quando gli portano il bollettino del giorno. E abbozza una spiegazione per i dati, contraddittori solo in apparenza: «i decessi fanno riferimento ai casi che si sono accumulati negli ultimi due mesi».

PER QUANTO RIGUARDA i numeri, ieri è stata la giornata di Stefano Merler, il matematico della Fondazione Bruno Kessler di Trento a cui il Cts ha affidato il calcolo dell’indice Rt. È il numero che decide in massima parte se una regione debba essere colorata di giallo, arancione o rosso sulla mappa del rischio, ma piuttosto arcano per i non esperti. Le regioni ne contestano l’uso: «con il tracciamento che è saltato, l’Rt non funziona bene, potrebbe essere sottostimato», secondo Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’Ats di Milano.

E DA QUALCHE GIORNO ne diffidano anche gli esperti: «il calcolo di Rt in queste ultime settimane è diventato sempre più inaffidabile e la discesa dell’Rt stimato è completamente irrilevante», ha scritto il fisico e presidente dell’Accademia dei Lincei Giorgio Parisi, uno dei pochi a prevedere che a metà novembre il numero dei decessi giornalieri avrebbe superato le 500 unità.

Incontrando i giornalisti insieme a Gianni Rezza e al presidente Iss Silvio Brusaferro, Merler ha voluto fare chiarezza sulla bontà dei suoi calcoli, così decisivi per il paese. Rt tiene conto dei soli casi sintomatici e del numero di ricoveri.

«Non consideriamo gli asintomatici», spiega Merler, «perché dipendono molto dalla nostra capacità di fare test. Sintomatici e ospedalizzati sono meno sensibili, e quindi più adeguati per il calcolo di Rt». Per i casi sintomatici si guarda alla data dell’inizio dei sintomi, e non tutte le regioni lo comunicano in maniera completa. Però, spiega Merler con un confronto, «in Germania hanno questa informazione solo per il 30% dei casi, le nostre vituperate regioni la forniscono per il 95%, grazie allo sforzo disumano che stanno mettendo gli operatori sul campo per raccogliere le informazioni».

MA RT NON È SOLO un interessante dato statistico. «Almeno nel breve periodo di dà un’indicazione di quello che può succedere» su aspetti maledettamente concreti della pandemia, come l’occupazione delle terapie intensive.

LE PROIEZIONI calcolate a metà ottobre sulla base dell’indice Rt, per esempio, prevedevano che a inizio mese in Lombardia si registrassero circa 400 ricoveri in terapia intensiva, un numero molto vicino a quello che poi si è registrato davvero (435). In Sicilia, i 150 ricoveri del 3 novembre sono esattamente quelli previsti da Rt.

Anche in Liguria, Puglia, Sardegna e Lazio i dati reali sono stati all’interno della “forchetta” delle previsioni. «Rt ci permette di fare pianificazione», conclude Merler. «Se le stime di Rt fossero sbagliate, probabilmente non otterremmo previsioni così buone». La chiosa di Rezza, che ha incontrato i giornalisti insieme al matematico trentino, è piuttosto esplicita: «dobbiamo dire che fino ad ora ci ha azzeccato». E a microfoni spenti arriva anche la telefonata di Parisi a sancire la tregua tra gli esperti.