Dopo il monito di ieri della Commissione Ue, la legge di stabilità, se possibile, viene caricata di una responsabilità ancora maggiore, di cui purtroppo è quasi certo non saprà essere all’altezza: non solo la Ue ci mette in guardia sulla perdita di quote di export e di competitività, oltre all’alto debito pubblico, ma stavolta c’è anche una nota «social». «La povertà e l’esclusione sociale, in particolare la forte deprivazione materiale, hanno registrato un forte incremento», dice l’Alert Mechanism Report 2014, il documento che ha studiato le macroeconomie di tutti i paesi con l’obiettivo di individuare lacune e potenzialità per l’aggancio della ripresa. Ripresa che, secondo il premier Enrico Letta, «nel 2014 è a portata di mano, anche se i segnali ancora non si vedono».

A dimostrazione del suo ottimismo, Letta lancia la possibile candidatura del nostro paese per le Olimpiadi del 2024 (va ricordato che l’allora premier Mario Monti, con realismo, nel 2012 aveva rinunciato a quelle del 2020). Intanto il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, incontrando il commissario Ue agli Affari monetari, Olli Rehn, che si è detto preoccupato per i troppi emendamenti alla manovra, ha rassicurato sul fatto che i saldi resteranno invariati.

Se può replicare con tanta sicurezza all’allarme lanciato dalla Ue, Letta avrà qualche metodo speciale per accedere alle previsioni del futuro: intanto uno dei problemi maggiori, come ci indicano ormai tutti gli osservatori interni e internazionali, è la povertà crescente. Ieri, nella sfrondatura pre-esame degli emendamenti, sono saltati anche quelli di Pd e Pdl sull’innalzamento della no tax area a 12 mila euro (in un totale di 409 sui primi 9 articoli; gli articoli sono 26, e la sfrondatura della Commissione Bilancio del Senato verrà conclusa oggi, riducendo di parecchio i 2684 emendamenti rimasti sul totale di partenza, pari a 3093).

Il Pd in realtà aveva già rinunciato a questa misura, perché troppo costosa, e a rischio – come segnalato da tanti, da Fassina a Visco, fino ai sindacati – di favorire falsi poveri ed evasori. La via per incrementare gli stipendi più bassi (sempre che lo si voglia fare), ora che la Commissione Bilancio ha tagliato la testa al toro, pare essere quella di più robuste detrazioni Irpef utilizzando la leva del cuneo fiscale, che andrà concentrato sotto una certa soglia (30 mila euro, la legge di stabilità per ora prevede 55 mila).

Lo ha confermato il relatore per il Pd, Giorgio Santini: «L’estensione dell’area degli esenti a 12 mila euro è stata una suggestione mediatica, avrebbe assorbito tutte le risorse disponibili – spiega – Solo l’equiparazione dell’esenzione per pensionati e lavoratori dipendenti, pari a un aumento di 500 euro, sarebbe costata 1,2 miliardi. Ci sono problemi enormi di copertura. Un confronto, su questo tema, potrebbe essere affrontato per una fascia di 1.000 euro, quindi portando la no tax area a 9 mila euro. Impossibile invece, aumentare l’esenzione di 4 mila, perché costerebbe 4-5 miliardi». «Ora puntiamo piuttosto – conclude quindi Santini – ad aumentare le detrazioni Irpef riservando il taglio del cuneo fiscale alla sola area dei 30 mila euro e concentrando in particolare le risorse possibili sugli sgravi per i redditi fino a 15-20 mila euro. I benefici aumenteranno nella triennalità, con un aumento graduale degli stanziamenti nel 2015 e nel 2016». Certo, il cuneo agisce solo su chi lavora, quindi bisognerà inventare qualche meccanismo per sgravare i pensionati.

Parere analogo lo esprime Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, che chiede di innalzare la no tax area solo per i pensionati: «Andrebbero equiparati ai lavoratori dipendenti – spiega – correggendo lo sfasamento che c’è attualmente (i pensionati sono esentati fino a 7500 euro, i lavoratori fino a 8 mila, ndr). Se invece la no tax area fosse aumentata per tutti, crescerebbero gli evasori, e comunque l’intervento costerebbe troppo».

Per un intervento più robusto sul cuneo anche Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria: «Bisogna – dice – destinare maggiori risorse alla riduzione del cuneo fiscale. Gli italiani sono un popolo paziente che si è lasciato martoriare da una pressione fiscale che non ha pari nel mondo».

Il Pdl invece continua a insistere sulla vendita delle spiagge: ieri si è intestato la battaglia anche il «falco» Renato Brunetta, facendo così capire che anche questo tema può essere ascritto alle carte che i berlusconiani mettono sul tavolo nel negoziato sulla decadenza del Cavaliere.