Oggi alle 11 in piazza dei Santi Apostoli a Roma è stata annunciata una manifestazione di «5 mila balneari» che chiedono al governo Meloni qualcosa che non può risolvere: salvare le concessioni.

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Nervosismo e insoddisfazione sono stati denunciati ieri sera a seguito di un «incontro tecnico» convocato in pompa magna dalla presidenza del Consiglio con oltre venti associazioni di categoria. C’era aria di grandi annunci prima della manifestazione indetta dalle sigle Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti. Ma l’attesa è stata delusa. L’incontro, hanno detto i presenti, è stato definito addirittura «imbarazzante». Eppure era stato preceduto da una lettera accorata a Giorgia Meloni dove i promotori della manifestazione di oggi si erano spinti a chiederle di mettersi alla testa di una lotta che evidentemente sentono vicina alla presidente del consiglio. In subordine le hanno chiesto un intervenire da remoto, o almeno una parola. Insomma qualcosa. Hanno avuto il tavolo. E, come spesso accade con questo e altri governi, non hanno cavato un ragno dal buco. Oggi chiederanno al governo «di legiferare, nel più breve tempo possibile, per mettere ordine e ridare certezze al comparto». Assobalneari, Base Balneare, Donnedamare chiedono di “riaprire il dialogo con le istituzioni europee per ottenere una corretta applicazione della Direttiva Bolkestein».

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La maggioranza sembra avere idee confuse, è divisa ed è immobile da mesi. Lo dimostra il leghista Gian Marco Centinaio che promette di cambiare la Bolkestein quando le destre conquisteranno l’Europa terracquea alle elezioni di giugno. Ma nel frattempo ammette le difficoltà. L’Europa ci contesta il modo in cui abbiamo misurato le coste per arrivare alla cifra del 33% di risorsa occupata. Se ci obbligherà ad andare a gara, chiederemo che venga data una vera e propria prelazione a favore dei concessionari. La Lega negli anni non ha mai cambiato idea. A quel punto cercheremo di capire come la pensano i nostri alleati».

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Una crisi dell’armata meloniana è stata osservata anche dall’opposizione. Franco Mari, capogruppo Avs in commissione Lavoro della Camera ieri ha detto: «Il governo convoca le associazioni perché è ormai nel caos, ma non si può risolvere ad un tavolo di amici: ascoltino anche le associazioni che si battono per le spiagge libere e fruibili da tutti».

La manifestazione di oggi è stata indetta un mese fa. Le pressioni aumentano, ma il governo è in stallo. Di guai, Meloni, ne ha diversi su questo dossier sensibilissimo per i suoi consensi. Il commissario Ue per il mercato interno Thierry Breton ha confermato le contestazioni ai criteri utilizzati per la mappatura delle spiagge e delle coste italiane date in concessione o ancora disponibili. La sodale meloniana Ursula Von Der Leyen ha confermato che il governo è stato informato della procedura d’infrazione, anche se non sembra sia stata data adeguata comunicazione.