Il settore della formazione musicale in Italia, pre-accademico e accademico, presenta varie contraddizioni. Quasi tutti i conservatori del Bel Paese hanno dipartimenti di jazz e popular music e i loro studenti forniscono un importante “contributo” alla vita delle istituzioni per l’alta formazione musicale, in attesa di una riforma organica da decenni.Esistono da circa un decennio i Licei Musicali, nell’ambito della scuola secondaria di II grado, e dopo otto anni si è avuta l’immotivata esclusione dell’insegnamento del jazz. Contro questa “rimozione” alcuni mesi fa è stata stilata una petizione dal “Coordinamento Nazionale per il ripristino dei corsi jazz nei Licei Musicali”, organismo costituito da Stefano Luigi Mangia, Adriana Isoardi ed Alfina Sforza. La petizione ha raccolto un buon numero di qualificate firme a cui si è aggiunto una sorta di “Consulto tecnico” redatto dal musicologo Stefano Zenni e sottoscritto da varie personalità del settore.

NON E QUESTIONE di poco conto, perché gli studenti dei Licei Musicali sono, di fatto, obbligatoriamente indirizzati verso una formazione ad indirizzo classico ed è responsabilità del MIUR. Non ha creato con il DPR19 del 2016 le sottoclassi di concorso specifiche per gli strumenti jazz, provocando l’esclusione dell’insegnamento e la perdita del lavoro per i relativi docenti. In più, come ci ha dichiarato il Coordinamento, <>.

PER RIPARARE a tale danno socio-culturale, la petizione chiede di integrare il decreto aggiornando le classi di concorso ed introducendo quelle che riguardano il jazz. Il ministro titolare del MIUR (Bussetti) in un “question time” in Senato ha liquidato la faccenda riferendosi al jazz come una musica circoscritta in un periodo storico e quindi di limitata valenza formativa. In realtà la musica di derivazione afroamericana ha tecniche strumentali ed esecutivi diverse che sono alla base di molte espressioni sonore del novecento e contemporanee. Gli studenti di liceo non potranno, tra l’altro, essere ammessi ai corsi di jazz e popular nei conservatori perché privi delle necessarie competenze, oltre ad avere una formazione unidirezionale. La petizione, con la sua proposta, non è certo contro gli studi classici ma si muove nel senso di un fondamentale ampliamento dell’offerta formativa. Il documento chiede anche l’appoggio dei direttori dei conservatori e, magari, la presentazione di una mozione a favore all’interno della conferenza che li riunisce. Per chi vuole firmare la petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT83449.