Una toolbox per aiutare i governi a far fronte alla crisi dei prezzi dell’energia, una cassetta per gli attrezzi che permetta di passare l’inverno, con la convinzione che gli aumenti sono destinati a sfumarsi verso il mese di aprile. Il prezzo del gas è cresciuto del 400% dall’inizio dell’anno, quello dell’elettricità del 200%. In tutti i paesi, a diversi gradi – di più al sud e all’est – le famiglie e le imprese sono in difficoltà di fronte a questa impennata, che rischia da un lato di frenare lo slancio della ripresa in corso e dall’altro di rallentare pericolosamente la transizione del New Green Deal. Alcuni stati si sono rivolti alla Commissione, per chiedere una risposta collettiva alla crisi (Spagna, Francia, Grecia, l’est, anche l’Italia), altri frenano (Germania, Olanda, il nord).

Bruxelles afferma che nessuna norma Ue impedisce ai singoli stati di mettere in atto misure per proteggere le famiglie più vulnerabili. Già una ventina di paesi hanno percorso questa strada, tra ribasso dell’Iva, aiuti ai più poveri, sovvenzioni alle imprese, gelo temporaneo delle tariffe: come media Ue, le tasse pesano sul prezzo dell’energia al 41% per le famiglie e al 34% per le imprese. Per Bruxelles, a causa dell’aumento dei prezzi da inizio anno, gli stati hanno accumulato un “tesoretto” in tasse incassate, al pari dei distributori, che hanno approfittato degli aumenti per guadagnare di più (per esempio, in Francia lo stato ha incassato 700 milioni in più di tasse sull’energia quest’anno).

SU RICHIESTA soprattutto spagnola, Bruxelles analizzerà la possibilità di acquisti di gruppo del gas: Madrid ha proposto di riprendere il modello degli acquisti comuni dei vaccini, ma la Commissione, frenata da altri stati, si limita a studiare accordi “volontari” tra alcuni paesi, non generali a 27, perché, ricordano a Bruxelles, il gas e l’elettricità sono acquistati dai fornitori, non dagli stati. Bruxelles invita i 27 a coordinarsi meglio per lo stoccaggio, a livello regionale transnazionale. Inoltre, la Commissione ribadisce che la strada è quella di aumentare la parte delle energie rinnovabili, sempre ricordando che il “mix” energetico è appannaggio dei singoli stati. La Commissione, invece, rifiuta di rivedere il sistema in vigore da 25 anni nel mercato dell’energia, che per Bruxelles «ha dato prova della sua efficacia, in particolare assicurando un approvvigionamento senza falle, perché l’Europa è il solo posto al mondo dove non c’è mai blackout».

LA COMMISSIONE non intende mettere in discussione l’Emission Trading System, l’acquisto di quote di emissione di Co2 sulla base del principio che «chi inquina paga»: questo sistema pesa solo per un quinto sul prezzo dell’energia e quest’anno ha fatto entrare nelle casse degli stati 11 miliardi in più, che per Bruxelles possono venire utilizzati dai governi per venire in aiuto ai più vulnerabili. La Commissione ricorda anche che nel piano di rilancio ci sono 53 miliardi stanziati per il rinnovamento dell’edilizia, per ridurre gli sprechi. E nel programma Fitfor55 c’è un fondo di solidarietà di 72 miliardi.

DI ENERGIA discuteranno i capi di stato e di governo al Consiglio europeo del 21-22 ottobre: sul tavolo dei leader, oltre agli acquisti di gruppo, anche la proposta di Francia, Grecia, Romania e Repubblica ceca di istituire un meccanismo correttore quando i prezzi di riferimento (il gas) sono troppo alti rispetto ai costi delle produzioni nazionali. In Francia, per esempio, l’elettricità dipende al 67% dal nucleare, che ha prezzi più bassi (anche perché non vengono calcolati i costi dello smantellamento delle centrali). Nel progetto per la Francia 2030, finanziato con 30 miliardi, Emmanuel Macron intende rilanciare il nucleare, con la costruzione di piccole centrali, accanto all’idrogeno verde. Tensione anche sulla “tassonomia”, cioè le energie accettate dalla Ue: la Francia, con altri 11 spinge per inserirvi il nucleare, la Germania il gas (è in fase di test la pipeline North Stream 2 per portare gas russo).

ONG E SINDACATI sono «insoddisfatti» dalla toolbox Ue e chiedono «misure di emergenza più forti». Per il gruppo S&D al Parlamento europeo «nel momento in cui molte famiglie in Europa devono scegliere tra scaldarsi e mangiare speravamo in una maggiore ambizione da parte della Commissione». Soprattutto, la questione centrale è la transizione energetica e l’uscita dalle energie fossili.

Ieri, nel World Energy Outlook l’Agenzia internazionale dell’Energia (Aie) ha denunciato un ritmo di sviluppo delle rinnovabili «insufficiente» e «inquietante» per arrivare alla neutralità carbone nel 2050 e rispettare gli impegno dell’Accordo di Parigi. La Ue risponde chiedendo una moratoria internazionale sull’estrazione di energie fossili nell’Artico. Per l’Aie, per non superare un aumento della temperatura di 1,5°, ci vuole «uno stop immediato degli investimenti nell’energia fossile».