‎«Mi considero un’artista di strada, un’artista della gente, un’artista che usa la sua ‎voce contro l’ingiustizia. Io canto la libertà per coloro che lottano per la libertà‎». ‎Sono alcune delle frasi pronunciate da Rim Banna in una delle sue ultime interviste ‎prima che la recidiva del cancro al seno che l’aveva colpita nel 2009 la costringesse ‎a rallentare e poi, in questi ultimi mesi, ad interrompere del tutto la sua attività ‎artistica. Rim Banna si è spenta in un ospedale di Nazareth, la sua città, nella notte ‎tra venerdì e sabato. Lo scorso dicembre aveva compiuto 51 anni. I social, radio e ‎televisioni non solo palestinesi, in queste ore la ricordano con dolore e affetto. ‎«È ‎una perdita immensa, per tutti noi che grazie anche alle sue canzoni abbiamo amato ‎ancora di più la nostra terra», ha scritto una giovane palestinese.‎
‎ Cantante, musicista, compositrice e attivista, attraverso l’arte, dei diritti della sua ‎gente, da sempre Rim Banna esortava i palestinesi all’unità e a non tenere delle ‎differenze create dalle politiche di Israele e dalle fedi religiose. ‎«Noi non siamo ‎cristiani e musulmani ma palestinesi, la nostra forza è la nostra identità nazionale, ‎l’attaccamento alla nostra terra», ci disse qualche anno fa al termine di un concerto, ‎commentando le tensioni religiose tra palestinesi‎. Amava profondamente ‎Gerusalemme alla quale aveva dedicato uno dei suoi brani più noti, “A time to cry”, ‎in cui descrive lo sgomento dei palestinesi per la profonda trasformazione avvenuta ‎dopo l’occupazione israeliana nel 1967 nella zona araba della città. ‎
‎ In Rim Banna l’impegno politico si coniugava sempre con la professionalità e ‎l’amore per la musica. Dopo il matrimonio con il chitarrista ucraino Leonid ‎Alexeyenko, conosciuto alla fine degli anni Ottanta durante gli studi al ‎conservatorio di Mosca, la cantante registrò il suo primo cd con brani arabi per ‎bambini, alcuni antichi e recuperati con un paziente lavoro di ricerca. Nei lavori ‎successivi interpretò poesie e testi suoi e di intellettali palestinesi. Negli anni ‎Novanta ebbe un successo enorme, con concerti in ogni parte del mondo, che ‎culminò con la registrazione di “The mirrors of my soul”, dedicato ai prigionieri ‎politici palestinesi nelle carceri israeliane, una delle sue produzioni artistiche più ‎amate. Poi il divorzio da Alexeyenko e la scoperta del tumore al seno di cui Banna ‎avrebbe sempre parlato apertamente, anche sui social, con i tanti che la seguivano. ‎Credeva di aver vinto la sua battaglia ma la malattia è ritornata implacabile ‎strappandola alla vita, ai figli, a chi amava la sua musica e la sua stupenda voce. ‎