Francia e Germania cercano di ricostruire una parvenza di fronte comune, a pochi giorni dal vertice – una volta di più giudicato “decisivo” – tra la Ue e la Turchia lunedì a Bruxelles, per trovare una risposta alla crisi dei rifugiati, che minaccia di affossare l’Europa nelle divisioni tra paesi e nella vergogna della chiusura umanitaria. François Hollande ha ricevuto ieri all’Eliseo Angela Merkel. “Francia e Germania lavorano con uno stesso spirito e un’eguale volontà” di fronte alla crisi dei rifugiati, ha affermato il presidente francese. La cancelliera tedesca ha insistito su una soluzione europea: “siamo convinti che le soluzioni unilaterali non ci aiuteranno perché non portano a una riduzione del numero dei rifugiati”. Hollande ha dovuto correggere la posizione manifestata da Manuele Valls, lo scorso 13 febbraio a Monaco di Baviera: il primo ministro aveva apertamente criticato le scelte tedesche di accoglienza, accusando Merkel di aver attirato un numero considerevole di rifugiati, che l’Europa non può accettare. Hollande ha confermato che la Francia rispetterà gli impegni presi ai tempi della “ripartizione” proposta dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, e che accoglierà i 30mila rifugiati che le spettano. Per il momento, quell’impegno è stato disatteso dalla Francia, che ha accolto non più di 300 persone (il discorso ufficiale afferma che i migranti non vogliono venire in Francia).

 

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Merkel e Hollande hanno preparato un minimo denominatore di fronte comune da presentare a Erdogan lunedì. In cambio di finanziamenti (per il momento, la promessa è di 3,3 miliardi di euro) chiederanno alla Turchia un migliore controllo dei flussi di migranti che cercano di raggiungere l’Ue attraverso la Grecia e l’impegno di riammissione delle persone che non otterranno l’asilo in Europa (i migranti economici). Parigi e Berlino chiedono congiuntamente ad Ankara di usare i finanziamenti Ue anche per migliorare le strutture di accoglienza dei migranti. In più, Hollande ha affermato che la Francia invierà una “nave” al largo della Turchia, nell’ambito dell’operazione Nato, per il controllo dei flussi e il rafforzamento delle frontiere esterne.

La visita di Merkel a Parigi segue quella di David Cameron, la vigilia. Giovedì, la Francia non ha ottenuto nulla da Londra per la crisi di Calais. C’è solo un vago impegno ad esaminare “caso per caso” la situazione dei circa 300 minorenni isolati espulsi dalla zona sud della “giungla”, che è da lunedì in via di smantellamento. L’intervento dei bulldozer potrebbe protrarsi per un mese. Le associazioni mettono in guardia sulle derive, già in corso, ma che sono destinate ad aggravarsi: le persone sloggiate dalla zona sud, che non sono state sistemate nei containers (perché non c’è posto per tutti e perché molti rifiutano la schedatura preventiva) si intasano nelle aree ancora occupate, ma ad un certo punto potrebbe esserci un’esplosione di rabbia per il sovraffollamento.

Tra Francia e Germania si è aperto un nuovo fronte di divisione: Berlino chiede la chiusura della centrale nucleare di Fessenheim in Alsazia, la più vecchia di Francia. Parigi esclude ogni rischio e pensa addirittura di allungare di 10 anni la vita delle 19 centrali del paese (58 reattori). Questa settimana c’è stata una denuncia a Ginera contro un’altra centrale nucleare francese.