Cominciano oggi alla camera le votazioni sulla riforma costituzionale che introduce la proposta di iniziativa popolare rafforzata, quella che può portare al referendum propositivo. Il testo è molto cambiato, prima in commissione e poi in aula, e a questo punto Pd, Leu e +Europa potrebbero decidere di votarlo. Fabiana Dadone, deputata del M5S, è la relatrice di maggioranza che ha proposto le modifiche.

Ha accolto tante correzioni solo per venire incontro alle minoranze, oppure anche lei giudica migliore questo testo rispetto a quello da voi proposto in partenza?
Non abbiamo mai avuto l’arroganza di sostenere che il nostro fosse il testo migliore, abbiamo cercato fin dall’inizio di coinvolgere tutti i deputati in commissione e poi in aula. Di passi ne abbiamo fatti molti per migliorare il provvedimento nella direzione indicata da tutti. Non tanto per farlo votare dall’opposizione, quanto perché parliamo della Costituzione ed è giusto che la discussione coinvolga tutti.
Ma per lei il testo adesso è migliore oppure no?
Lo considero migliorato rispetto alle critiche che sono state sollevate. A me convinceva già il testo iniziale. Non ho mai visto il rischio di conflitto tra piazza e parlamento che molti hanno voluto sollevare, ma visto che c’era questa preoccupazione…

La sfida nelle urne tra parlamento e popolo non c’è più, ma l’alternativa tra il testo del comitato promotore e quello approvato dalle camere resta.
Non sarebbe più, altrimenti, una proposta di legge popolare rafforzata. Diamo agli elettori uno strumento per farsi ascoltare dal parlamento. Ma cerchiamo una collaborazione, non una sfida.
Ci sono ancora margini per altre modifiche? Ad esempio molti chiedono di escludere il referendum non solo quando le camere apportano modifiche «meramente formali» al testo di iniziativa popolare, ma anche quando ne rispettano i «principi generali» o «ispiratori».
In realtà questo tipo di formulazione più estensiva è stata molto criticata dai costituzionalisti ascoltati in commissione perché lascia un margine discrezionale troppo ampio nella valutazione.
Valutazione che sarà affidata alla Cassazione?
Sì, all’ufficio centrale per il referendum. Non è scritto nel testo ma c’è il rinvio alla legge di attuazione. Valuterò con attenzione i sub emendamenti che propongono un’indicazione più stringente ma penso sia sbagliato inserire indicazioni di dettaglio nella Costituzione.
L’ex presidente della Corte costituzionale Flick ritiene che anche con la nuova formulazione sarà possibile proporre referendum sull’ordinamento europeo e i vincoli internazionali. Ha ragione?
No, abbiamo alla fine previsto che la legge di iniziativa popolare non sia ammissibile se non rispetta la Costituzione nella sua interezza. Compresi quindi gli articoli che obbligano al rispetto dei vincoli comunitari e degli obblighi internazionali. Per la verità la formula usata, il rimando pieno alla Costituzione, è stata proposta dal Pd.
C’è un altro rinvio, e dunque ancora nessun tetto, ai referendum che si potranno proporre. Può rassicurare chi teme un abuso del nuovo istituto?
Sicuramente il limite dev’essere previsto nella legge di attuazione. Non sarà facile, andranno fatte audizioni molto approfondite per capire se sia più opportuno mettere un limite numerico ai referendum, alle sottoscrizioni oppure un limite temporale. E con quali criteri orientare la selezione in caso di più proposte concorrenti. La nostra intenzione è quella di mettere un limite serio per evitare che il calendario dei lavori del parlamento venga oberato dalle leggi di iniziativa popolare rafforzate.
A questo punto si augura che le opposizioni votino la riforma, anche se questo vorrebbe dire raggiungere il quorum dei due terzi e impedire ai cittadini di esprimersi nel referendum confermativo?
Abbiamo fatto grandi passi verso l’opposizione, mi auguro ne facciano anche loro. Ma non è uno scambio, la collaborazione non deve avvenire necessariamente nel voto. Chiaramente, visto il tipo di riforma che proponiamo, l’eventuale referendum finale sulla riforma non mi spaventa.