Inizia l’iter in Senato il disegno di legge promosso dal senatore leghista Simone Pillon che prevede l’abolizione dell’assegno di mantenimento e l’introduzione della mediazione familiare obbligatoria. Il ddl firmato da un gruppo di senatori di Lega e Movimento 5 Stelle si dice ispirato al principio della bigenitorialità perfetta. Verrebbero a sparire i cosidetti “alimenti” pagati al genitore affidatario dei minori, spesso la madre, sostituiti dal mantenimento diretto, equamente ripartito tra gli ex-coniugi per capitoli di spesa.

LA PROPOSTA ha suscitato apprensione da più lati, soprattutto considerando i dati italiani che vedono la disoccupazione femminile alla soglia del 50%. L’affidamento dei figli, inoltre, con la riforma, sarebbe sempre congiunto, e non stabilito caso per caso come prevede l’attuale normativa. I bambini dovranno trascorrere lo stesso tempo con entrambi i genitori e avranno duplice domicilio. Con tanto di misure cogenti contro l’alienazione genitoriale, cioè il rifiuto del minore di convivere con uno dei due genitori.

 

ALTRO PILASTRO della proposta è l’introduzione del mediatore familiare. Questa figura dovrebbe accompagnare le coppie nella gestione della separazione, ma l’istituto sarà obbligatorio e a pagamento, andando ad ingrossare il bilancio di spesa per le coppie che si vogliono separare. Simone Pillon, ideatore del ddl oltre che figura di spicco del Family Day, prima di essere eletto senatore era proprio mediatore familiare presso un consultorio privato. E si era già pronunciato contro l’aborto e la «lobby gay».

«QUESTA PROPOSTA di riforma sembra essere mossa dall’unico intento rendere la separazione più difficile, soprattutto per le donne che si trovano in condizioni economiche svantaggiate» dice Angela Nava dell’associazione Genitori Democratici. Tra le altre novità del ddl c’è l’inasprimento delle pene contro le cosiddette «false vittime”», cioè chi denuncia violenze a fini strumentali. Questi comportamenti verrebbero equiparati al reato stesso di violenza domestica.

«È EVIDENTE che chi non ha i mezzi per disporre di buoni avvocati, piuttosto che rischiare una condanna per calunnie in quanto «falsa vittima» rinuncerà a denunciare gli abusi» dice la rete dei centri antiviolenza Dire «Questa proposta di riforma è da rifiutare in toto, abbiamo già lanciato una petizione online e richiesto, insieme ad altre associazioni, un’audizione in Commissione Giustizia per opporci a questa deriva pericolosa».