Fare presto le opere che servono al Paese, puntando su qualità del lavoro e sicurezza, è possibile. Questo il senso dell’accordo del 25 Ottobre tra il sindacato e il ministro Giovannini. Un accordo che rafforza un percorso avviato con il ministro De Micheli e sviluppato dal governo Draghi, in particolare su lotta al lavoro irregolare e tutele nei sub appalti. Ora che molti cantieri si vanno concretamente aprendo (per quasi 100 miliardi tra Pnrr, Fondo Complementare e risorse ordinarie) sono state messe insieme più “leve” che possono positivamente aggredire organizzazione del lavoro, qualificazione della filiera, contrasto al dumping contrattuale. Assumendo la prospettiva che gli infortuni sono spesso causati da poca formazione (il Ccnl dell’edilizia investe molto su questo), carichi di lavoro e orari eccessivi, applicazione di Ccnl non corrispondenti alle mansioni svolte, deresponsabilizzazione man mano che si “scende” lungo la catena dei sub appalti.

L’intesa interviene su tutto questo, sistematizzando lo “scambio” contenuto negli accordi di Dicembre 2020 (opere commissariate), Gennaio 2021 (tutte le opere finanziate dal Pnrr), Aprile 2021 (opere finanziate dagli altri fondi): ovvero siamo pronti, come sindacato, a lavorare h24, sette giorni su sette, perché siamo noi che per primi vogliamo presto il rilancio del Paese. In cambio però: divieto di straordinario (più della metà degli incidenti avviene tra la 7 e la 10 ora di lavoro) e quindi obbligo ad organizzare la quarta e quinta squadra (tradotto: più occupazione); applicazione del Ccnl edile; ricorso alle migliori pratiche su salute e sicurezza.
A questo impegno ve ne sono stati aggiunti altri due che potrebbero sembrare scontati, ma non è così. Verificare che le nuove norme, conquistate dal sindacato, con il decreto 143/21 del Ministro Orlando (Durc di Congruità) e con il nuovo articolo 105 del Codice Appalti (decreto 77/2021 governo Draghi) sui sub appalti, vengano realmente applicate. In Italia spesso il problema non è solo conquistare nuove tutele, ma farle applicare.

In particolare dal 1 Novembre partirà il Durc di Congruità, cioè una certificazione (senza la quale non si ottiene il Durc/Dol e quindi l’impresa non può partecipare ad appalti pubblici, né beneficiare dei vari incentivi, ecc. compreso il 110%,) per cui – per uno specifico lavoro, in uno specifico cantiere – l’impresa deve denunciare un numero minimo di lavoratori (un numero “congruo” appunto), con evidenti effetti di emersione e di migliore ripartizione dei carichi. Così come, sempre dal 1 Novembre, entrano in vigore sia il “nuovo” comma 1 dell’art. 105 (sulla nullità dell’appalto in caso la maggioranza delle attività prevalenti sia data a terzi) che il nuovo comma 14 per cui i lavoratori in sub-appalto devono avere lo stesso trattamento economico e normativo come se fossero dipendenti dell’appaltatore (per cui il sub-appalto non è più risparmio su salari e diritti) e, in caso di stesso lavoro, devono avere lo stesso Ccnl dell’appaltatore (quindi, nel caso di lavori, il Ccnl edile).

L’importanza dell’intesa è che su questi tre aspetti vi è l’impegno del Mims, titolare delle risorse, ma anche delle stazioni appaltanti (Rfi, Anas, Porti, Provveditorati Oo.Pp.) e dei commissari che, insieme al sindacato, costituiscono i componenti dell’Osservatorio Nazionale. Cioè, invece di agire appalto per appalto, si punta, sin dalla responsabilizzazione delle committenze, a mettere “paletti e riflettori” dal vertice fino all’ultimo anello della filiera.
Tutto questo basterà? Probabilmente no: c’è il bisogno di un piano straordinario formativo sulla sicurezza e sui nuovi materiali, per aggiornare i lavoratori già presenti nel settore e per avere quei 60/70 mila operai e tecnici che mancano rispetto ai fabbisogni. E soprattutto rimane l’esigenza di una riforma pensionistica che garantisca agli edili di poter scendere dalle impalcature superati i 60 anni.

Per questo, oltre a sostenere la piattaforma di Cgil-Cisl-Uil, chiediamo di riconoscere una “super Ape Social” ai lavoratori edili, portando da 36 a 30 gli anni di contributi necessari per accedervi. Così come chiediamo modifiche e integrazioni al decreto sulla sicurezza che, pur positivo, non prevede la Patente a Punti e l’aggravante di “infortunio mortale sul lavoro”.
Anche per queste ragioni saremo in piazza a Roma il prossimo 13 Novembre. Sicuramente però i contenuti, il metodo e il messaggio dell’intesa segnano un importante passo avanti nella direzione giusta, a dimostrazione che il sindacato confederale è una risorsa di questo Paese e non certo un problema.

*Segretario generale Fillea-Cgil