«Sono pronto a sedermi anche in mezzo alla strada per fermare i camion» che da Roma trasporteranno l’immondizia nella discarica di Civitavecchia. Incredibilmente Matteo Salvini ha deciso di violare (e ha istigato a farlo) la sua stessa legge: quella che, inserita nel primo Decreto sicurezza del 2018, punisce con la «reclusione da uno a sei anni chi ostruisce o ingombra in qualunque modo una strada ordinaria o ferrata» (articolo 23, «blocco stradale»).

Consapevole o meno della “gravità” della propria minaccia, il leader della Lega si è detto pronto all’azione illegale se sarà applicata l’ordinanza con la quale la sindaca della Capitale Virginia Raggi ha autorizzato il trasferimento di circa mille tonnellate al giorno di rifiuti nella discarica di Civitavecchia, città litoranea che solo sei mesi fa si è aggiudicata il primo sindaco leghista eletto in provincia di Roma. Un’ordinanza che, ha spiegato la stessa Raggi, sarà «valida per il tempo strettamente necessario alla riapertura della discarica di Colleferro (chiusa, a causa di un incidente, anzitempo rispetto alla data di chiusura definitiva prevista per il primo gennaio, ndr)».

Il capo del Carroccio però deve essere entrato in confusione quando, corso a Civitavecchia per cavalcare la protesta dei residenti della cittadina portuale che si oppongono alla decisione di Virginia Raggi, si è ritrovato sì, in un bagno di folla, ma dentro al quale navigavano gli anticorpi chiamati «sardine». Improvvisamente nella piazza dalla quale Salvini ha organizzato la diretta Facebook sono comparse signore di mezza età, anziani in bicicletta, giovani e giovanissimi. Tutti contestatori: sventolavano bandiere italiane, mostravano striscioni anti Lega, sollevavano cartelli con effigi di pesci vari e, addirittura, cantavano «Bella ciao». L’ex ministro dell’Interno per un attimo è apparso disorientato: «Non capisco l’attinenza tra la questione della discarica e Bella ciao», ha detto rivolgendosi ai manifestanti. Ma subito ha ritrovato la verve: «Ormai la sinistra si attacca ai rifiuti e ai merluzzi, Civitavecchia non può essere una pattumiera». In diretta Fb Salvini ha denunciato «la pericolosità sociale di Zingaretti e Raggi» che «da settimane si scrivono letterine come due innamorati» sull’immondizia. «Si scrivono “pensaci tu”, “no, pensaci tu”. Ora però i due incapaci hanno deciso: perché punire solo i romani, mandiamo mille tonnellate di rifiuti a Civitavecchia». E giù applausi.

D’altronde, da giorni il sindaco della città portuale, il leghista Ernesto Tedesco, ripete il suo deciso – e comprensibile – «no pasaran» rivolto ai camion che dovrebbero trasportare in loco il pattume romano e salvare così la sindaca pentastellata dall’emergenza natalizia. «Non possiamo diventare la pattumiera di Roma. Non è tollerabile – ha protestato Tedesco – è qualcosa che nasce già male sul piano del rapporto istituzionale: mi viene recapitata un’ordinanza senza nemmeno, anche solo per cortesia istituzionale, un minimo di interlocuzione».

E nel frattempo, effettivamente, l’emergenza rifiuti di Roma continua a rimbalzare tra Palazzo Chigi (o meglio, il ministero dell’Ambiente), la Pisana e il Campidoglio, con vertici tecnico-politici per scongiurare la possibile procedura d’infrazione che Bruxelles potrebbe aprire nei confronti dell’Italia dopo l’ennesima lettera inviata dalla Comunità europea alla Regione Lazio per ricordare la lunga serie di inadempienze sulla questione rifiuti, comprese quelle al piano regionale del 2012. In particolare, il mancato adeguamento del sistema impiantistico regionale dedicato alla raccolta, al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti urbani. E qui rientrano in gioco i termovalorizzatori, tanto invisi ai grillini.