Rifiuti europei, il nuovo traguardo dell’economia
Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il pacchetto legislativo per l’economia circolare, che aggiorna i testi di sei differenti direttive: rifiuti, discariche, imballaggi, rifiuti di apparecchiature elettriche ed […]
Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il pacchetto legislativo per l’economia circolare, che aggiorna i testi di sei differenti direttive: rifiuti, discariche, imballaggi, rifiuti di apparecchiature elettriche ed […]
Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il pacchetto legislativo per l’economia circolare, che aggiorna i testi di sei differenti direttive: rifiuti, discariche, imballaggi, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) e veicoli, pile e accumulatori a fine vita. Si tratta di un importante passo avanti, atteso da tempo, per costringere anche i paesi europei meno virtuosi a far fronte in modo adeguato alle sfide ambientali, sanitarie ed economiche legate al ciclo dei rifiuti.
I rifiuti, si sa, hanno un impatto negativo sull’ambiente, sul clima, sulla salute umana e sull’economia. Nonostante questo e sebbene la gestione dei rifiuti nell’Ue sia migliorata considerevolmente negli ultimi decenni – come dimostrano i casi di Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia, che dal 2014 non hanno praticamente scaricato in discarica – in Europa, in media, oltre un quarto dei rifiuti solidi urbani (Rsu) viene ancora interrato. A Cipro, in Croazia, Grecia, Lettonia e Malta se ne buttano più di tre quarti sul totale di quelli prodotti, l’Italia si aggira intorno al 28%. Ma con le nuove norme Ue sui rifiuti, che fissano obiettivi in materia di smaltimento e riciclaggio, tutte dovranno avvicinarsi alle prime della classe.
L’iter di approvazione del pacchetto è durato tre anni e ha scalfito alcune delle ambizioni contenute nella proposta originale dell’esecutivo, con la revisione al ribasso di alcuni obiettivi e la limatura di alcuni dei principi.
Tuttavia, si tratta di una misura utile a stimolare una maggiore azione in tema di prevenzione, riciclo, riuso e smaltimento dei rifiuti. Nello specifico, entro il 2035 dovrà essere recuperato il 65% degli Rsu, domestici e commerciali. Sugli imballaggi, invece, si prevedono traguardi più ambiziosi e i target sono distinti: l’85% di carta e cartone, il 75% del vetro, il 30% del legno, il 60% dell’alluminio, il 55% della plastica e l’80% dei metalli ferrosi, con l’obiettivo del 70% sul totale al 2030.
Per la prima volta nella storia viene introdotta la raccolta differenziata obbligatoria per i rifiuti pericolosi domestici, come le vernici, i pesticidi, gli oli e i solventi (prevista entro il 2022), l’umido e gli scarti organici (a partire dal 2023) e i materiali tessili (dal 2025). Tutti provvedimenti che prevedono di portare a una riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti solidi urbani pari al 10% entro il 2035.
La nuova legislazione prevede poi un aumento delle misure economiche di sostegno e incentivi fiscali all’economia circolare e assegna un ruolo fondamentale ai produttori con nuove regole di responsabilità estesa del produttore (Epr), che dovrà tener conto della fase post-consumo dei propri prodotti. Nel caso specifico degli imballaggi il termine entro cui stabilire l’Epr obbligatorio è il 2025.
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