L’ordinanza sulle zone colorate è stata firmata dopo la riunione tra Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità, durante la quale i tecnici hanno esaminato i dati del monitoraggio del rischio pandemico. Il rapporto stilato della cabina di regia parla di «peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese». «L’indice di trasmissione nazionale – prosegue – è in aumento per la quinta settimana consecutiva», e ora tocca quota 1,09. Il valore più elevato si rileva in Alto Adige (1,5) e in Lombardia (1,4), mentre il Molise ha l’indice Rt più basso, 0,7.

A livello nazionale si contano 183 casi ogni centomila abitanti negli ultimi 7 giorni, con picchi di 365 casi in Veneto e di 320 in Alto Adige. Secondo gli esperti, è possibile tenere sotto controllo l’epidemia, identificando tutti i casi e tracciandone i contatti, solo se questo indice scende al di sotto dei 50 casi ogni centomila abitanti per 7 giorni. Aumenta anche il numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva, 2636 a livello nazionale contro i 2579 di una settimana fa. In 10 regioni su 20, il tasso di occupazione del reparto per i pazienti più gravi supera la soglia del 30%. In Umbria e Trentino oltrepassa il 40%. Nel complesso, sono 11 le Regioni a rischio «alto» per la cabina di regia.

Tuttavia, il direttore generale della prevenzione Gianni Rezza, nel presentare i dati ai giornalisti, si è detto soddisfatto dell’effetto delle misure restrittive adottate per le feste natalizie: «si è riusciti a frenare la corsa del virus, che avrebbe ripreso a correre in maniera decisa se non fossero stati provvedimenti importanti». Ma c’è poco da festeggiare, con altri 477 morti di Covid-19 e 16 mila e casi positivi al coronavirus registrati in 24 ore. Invece di calare, le vittime nelle ultime settimane hanno ripreso a crescere. Nell’ultima settimana sono stati registrati 487 decessi al giorno, contro i 470 di una settimana fa e i 466 di due settimane fa.

Da ieri il ministero ha deciso di includere anche i test antigenici rapidi nel totale dei tamponi effettuati a scopo diagnostico. In alcuni contesti, basterà adesso un test rapido per certificare la positività al coronavirus. «Già a livello europeo l’Ecdc aveva deciso di sancire la conferma dei casi con i test antigenici», spiega Gianni Rezza. «I test di ultima generazione hanno performance quasi equiparabili a quelli dei test molecolari, che restano lo standard. Ma i test antigenici sono un utile ausilio perché diminuiscono la pressione sui laboratori e possono favorire l’adozione di misure di sanità pubblica in tempi molto rapidi, per esempio a livello scolastico». Ieri ne sono stati effettuati quasi 117 mila, il 42% dei tamponi totali, e sono serviti a identificare appena 957 casi positivi (0,8%). Un terzo dei test rapidi è stato eseguito in Veneto, dove sono stati 38 mila su 57 mila tamponi complessivi.

Rezza si è detto soddisfatto di come sta procedendo la campagna vaccinale in Italia, che ieri ha toccato un milione di vaccinati: «Naturalmente in questo momento siamo facilitati – ha ammesso – perché stiamo vaccinando negli ospedali dove è facile reclutare gli operatori sanitari. Ma stiamo iniziando a vaccinare gli ospiti delle Rsa. Se si rispettano le tabelle di marcia, si inizierà a vaccinare gli ultra-ottantenni entro la fine del mese». Per raggiungere l’immunità di gregge è necessario immunizzare circa il 60% della popolazione e questo richiederà tempo: «Non potremo raggiungere l’immunità di gregge attraverso le vaccinazioni prima di 6-8 mesi – dice Rezza – ma il primo obiettivo è abbattere l’epidemia e rendere gli ospedali Covid-free».

Rezza non si è detto preoccupato per i ritardi nella consegna dei vaccini annunciati dalla Pfizer: «Finora le consegne hanno anticipato le date previste». Stavolta non sarà così: l’azienda nelle prossime settimane dovrà rallentare la consegna delle dosi per revisionare gli impianti. «Benché le forniture tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio diminuiranno – ha scritto l’azienda in una nota – ciò consentirà di aumentare significativamente le dosi disponibili nella seconda metà di febbraio e in marzo».

Diversi paesi, nordeuropei in testa, hanno protestato e chiesto all’Ue di aumentare le pressioni su Pfizer affinché gli impegni siano rispettati. Ma anche il governo canadese ha protestato, visto che riceve le dosi prodotte negli stabilimenti belgi. Secondo la presidente della Commissione von der Leyen, l’amministratore delegato di Pfizer le avrebbe garantito che tutti gli ordini del primo trimestre saranno consegnati secondo i piani.