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Ricordo di Filippo Bettini, in attesa della «Quarta Ondata»

Il 28 luglio di tre anni fa ci lasciava, all’improvviso, Filippo Bettini: docente, intellettuale poliedrico e raffinato, organizzatore culturale. Marxista di rito dellavolpiano, partecipe del dibattito politico con un impegno […]

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 28 luglio 2015

Il 28 luglio di tre anni fa ci lasciava, all’improvviso, Filippo Bettini: docente, intellettuale poliedrico e raffinato, organizzatore culturale. Marxista di rito dellavolpiano, partecipe del dibattito politico con un impegno militante sempre originale, protagonista della critica letteraria e di tantissimo d’altro.

Una vita stroncata prematuramente, mentre era in corso di lavorazione l’opera immensa Sotto il cielo di Roma e nel bel mezzo della preparazione di appuntamenti di cui sentiamo la nostalgia. Si ricordano sempre le edizioni del Festival Mediterranea, territorio di sperimentazione e di ricerca, capace di illuminare periferie abbandonate dal mainstream dominante.

O il Premio-antipremio letterario Feronia, diventato un momento stabile e irrinunciabile, diretto oggi da Mario Quattrucci.

Oltre al ricordo e alla constatazione amara di un’assenza, ci rimane un ampio lascito intellettuale. E’ stata ripubblicata recentemente -vent’anni dopo- l’antologia «Terza Ondata» (Milano, 2014, Abeditore) a cura dello stesso Filippo Bettini e di Roberto Di Marco. Un’occasione per ritornare alle peripezie anticonformiste e conflittuali di quello che intese chiamarsi «Gruppo ‘93», per richiamare (distinguendosi) l’omologo collettivo del ’63: un’avanguardia terza in ordine di tempo – vero e proprio «movimento extra-sistemico della scrittura espressiva», il cui problema è «quello del rapporto reale-materiale-pratico ….fra la scrittura e il contesto».

E «l’Avanguardia non è mai una corrente ma è sempre la rappresentazione-espressione della contraddizione…critica allegorica dell’Economia Politica». Contro le omologazioni del falso mito della Postmodernità, le tendenze autoritarie e mediocri dell’«Azienda-Letteratura».

L’iniziativa degli autori unificati attorno alla formula del gruppo è netta nella critica del filo che congiunge il sistema letterario, il capitale finanziario e l’inesorabile declino della letteratura. Meglio, la letteratura della fine della letteratura.

Scrive Bettini che va messa in circolo una dialettica credibile tra parole e cose, tra rappresentazione verbale e movimento in atto. E aggiunge Di Marco che può tornare tempestiva e fruttuosa la proposta di una «pratica allegorica di scrittura materialistica e della contraddizione».

L’allegoria è la figura retorica sempre evocata, con tonalità multisemantiche tese ad aggredire l’univocità rigida della tradizione. E non per caso «Allegorein» è stata l’associazione che, sotto la direzione di Bettini, ha animato a lungo la vita culturale, non solo romana.

Uno dei riferimenti stabili della Terza Ondata è stato Edoardo Sanguineti (scomparso poco prima) con le Tesi di Lecce, compagno di strada e maestro di intere generazioni di studiosi, ricercatori, letterati mai domi.

Come Paolo Volponi, ed altre numerose personalità presenti nell’antologia. Un testo da leggere ed approfondire. Pagine di incredibile attualità. Sembrano scritte oggi, quando impera ancora il «berlusconismo», che non va interpretato come un mero fenomeno politico. Ben di più. E’ una tendenza entrata nel profondo della cultura di massa italiana, facendo proseliti pure nel campo che un tempo chiamavamo sinistra.

Quanto servirebbe una «Quarta Ondata».

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