Pioggia, temporali, fulmini, tuoni. Il meteo ce la sta mettendo tutta per impensierire il debutto della 72esima edizione del Locarno Film Festival – da stasera fino al 17 agosto. Per l’inaugurazione in Piazza Grande la scelta della nuova direttrice artistica del festival, la parigina Lili Hinstin, è caduta su Magari, opera prima di una regista italiana, Ginevra Elkann, più conosciuta finora per essere sorella di Lapo e John nonché figlia di Margherita Agnelli e del primo marito Alain Elkann e quindi nipote di Gianni Agnelli. La proiezione è stata preceduta dal corto di Jean-Luc Godard Lettre a Freddy Buache (1982), una lettera audiovisiva sul cinema (luce, movimenti, colori) che è anche un omaggio a Buache scomparso lo scorso 28 maggio.

Direttore della Cinémathèque suisse dal 1951 al 1996, co-direttore del Locarno Film Festival con Sandro Bianconi dal 1966 al 1970, quando uscì Fino all’ultimo respiro Buache disse che «Rappresentava l’arroganza fascista della Nouvelle Vague». Qualche anno dopo diventerà un fervente difensore dell’opera di Godard che poi gli scriverà, appunto, questa lettera sul cinema. Sarà difficile quest’anno abituarsi a non vedere la sagoma di Buache aggirarsi fra le proiezioni, sentire la sua voce infervorarsi parlando di cinema perché fino alla scorsa edizione non ha mai rinunciato a essere presente a Locarno, nonostante gli acciacchi dell’età.

IL MANIFESTO di intenti di Lili Hinstin, seconda donna, dopo Irene Bignardi, a dirigere il Festival è di «Operare uno scarto rispetto a tutte le norme. Cercare in ogni film che cosa ci sta dicendo rispetto alla storia del cinema e, insieme, al mondo nel quale viviamo». Vedremo come questa linea si concretizza nella scelta delle pellicole che quest’anno sono in maggior numero provenienti dall’Europa. Sui 13 film della piazza 6 sono, per esempio, prodotti o coprodotti in Francia, la stessa cosa succede per 8 dei 17 film del concorso internazionale la cui presidente di giuria è la cineasta e scrittrice francese Catherine Breillat.

Tornando a Magari è un film che, come ha detto la stessa Ginevra Elkann, guarda molto allo stile di Francesca Archibugi. È la storia di tre fratelli che hanno dagli 8 ai 14 anni e sono figli di due genitori separati che non si parlano da tempo. Il padre (un perfetto Riccardo Scamarcio in versione genitore guascone) vive a Roma e tenta con scarso successo di fare lo sceneggiatore. La madre abita a Parigi con il nuovo compagno in una dimensione di quasi fanatismo per la religione russo-ortodossa. Quando, per proteggere la sua difficile neo gravidanza, manda i figli in vacanza dal padre che non li vede da un anno, per essere sicura che preghino infila nelle loro valigie delle icone.

A dimostrazione che i bambini vedono e capiscono tutto, Alma, la figlia più piccola, di lei dice: «Quando viveva a Roma con papà faceva l’artista. Adesso che sta a Parigi con Pavel fa la suora». Divisi fra questi due genitori inadeguati, uno perché troppo infantile ed egotico, l’altra perché iper normativa e castrante, i tre fratelli approfittano della vacanza, della briglia sciolta lasciata dal padre, dell’atteggiamento intercessore e comprensivo di Benedetta (un’amica del padre interpretata da una straordinariamente svagata Alba Rohrwacher) per rappezzare, ognuno a modo suo, un po’ dei propri brandelli.

SEBBENE la regista abbia insistito a dire che la storia non ha niente di autobiografico, è difficile non vedere nei tre fratelli e nei due genitori una forte aderenza con la vera famiglia di Ginevra Elkann, non foss’altro perché Margherita Agnelli ha davvero sposato in seconde nozze Serge de Phalen, conte francese di origine russa da cui ha avuto cinque figli. Alla primogenita Maria hanno intentato causa per ottenere la custodia dei due figli avuti dall’ex marito, il georgiano Georgy Maesvkiy e, insomma, le cose in quella famiglia non sono proprio sempre andate liscissime, anzi peggio che in quella del film. E infatti Magari si chiude con un desiderio, quello che sarebbe bello per un bambino avere una famiglia magari normale, magari con due genitori che non litigano, magari che pranzano insieme nella casa di vacanza, magari che chiacchierano di cose banali, magari proprio come una normale famigliola borghese.