In bilico sulla perfezione. Difficile arte, per la quale ci vogliono umiltà e perseveranza. Tutti elementi di vita che Riccardo Tesi, organettista e compositore conosce bene, e riesce a dipanare con saggezza, dosando con attenzione dischi, progetti, concerti. A Tesi è andato l’incarico di ricordare, cinquant’anni dopo, lo spettacolo Bella Ciao, quello che irruppe al Festival di Spoleto nel 1964, una delle prime scaturigini della riscoperta dei nostri repertori popolari. Lo ha fatto l’11 giugno scorso, all’Auditorium Di Vittorio di Milano, con le voci di Ginevra di Marco, Elena Ledda, Lucilla Galezzi, Alessio Lega. Ma ora si parla della nuova uscita discografica di Riccardo Tesi con la sua creatura musicale più vicina al rock per energia, Banditaliana.

Il disco si intitola Maggio, tributo ad una delle occasioni di festa popolare più vive ancora oggi, il ciclo di rinascita che pervade natura e idee ad ogni primavera. Dodici brani magistrali dei quali, racconta Testi: «Personalmente sono molto soddisfatto sia da un punto di vista compositivo sia per la qualità del suono e tutta la realizzazione. Mi sembra una bella foto di quello che Banditaliana è in questo momento, un gruppo sempre in viaggio ed in movimento pronto a dialogare con musicisti di altri stili e mondi musicali. L’ingresso del nuovo percussionista Gigi Biolcati ha dato un nuovo colore al sound della band e ha portato nuovi stimoli compositivi. In questo album almeno tre canzoni le abbiamo scritte insieme con i testi di Maurizio Geri, che già dall’album precedente si era rivelato un paroliere molto personale e perfettamente coerente con il nostro mondo musicale». Un progetto nato in maniera collettiva.

«La nostra musica , al di là di chi abbia composto il brano, passa attraverso un lavoro di insieme e di arrangiamento molto lungo. Ognuno dei musicisti partecipa attivamente , si confrontano le idee e alla fine la definizione del nostro sound è realmente un processo collettivo. Rispetto al precedente Madreperla siamo tornati ad ispirarci di più ai ritmi italici, specialmente del sud». Presente anche il pianista rivelazione del jazz italiano, Alessandro Lanzoni… «Frequentiamo spesso i jazzisti. Nei nostri album precedenti hanno suonato Mirabassi, Leveratto, Bollani, Murgia. L’inverno scorso abbiamo realizzato un progetto Tuscan Landscape per Toscana Musiche e concepito una versione allargata di Banditaliana con il contrabbassista Mirco Capecchi dei Gatti Mezzi, Gabriele Savarese al violino e questo strabiliante talento pianistico di soli 22 anni che risponde al nome di Alessandro Lanzoni. Sono rimasto veramente sorpreso dalla maturità musicale di questo ragazzo che, a parte la tecnica ineccepibile, ha saputo entrare nel linguaggio un po’ fuori dagli schemi di Banditaliana. E poi è una persona adorabile.»

Collabora anche la Fanfara Tirana nella versione di Rosamunda «L’estate scorsa abbiamo realizzato per Ravenna Festival un progetto dedicato alla rilettura del ballo liscio, al quale avevo dedicato un disco 20 anni fa, con la complicità di Fanfara Tirana. Si chiamava Ad est del liscio, ci siamo divertiti così tanto che quando abbiamo proposto loro l’idea di registrare insieme Rosamunda, hanno accettato con entusiasmo.»

Galata è uno dei brani di punta del disco, canzone dedicata al quartiere medievale genovese di Istanbul a cui l’Orchestra Bailam ha ideato un intero album… «In realtà il testo è stato scritto da Maurizio Geri e credo non fosse al corrente del progetto Galata. Lui ha semplicemente rielaborato emozioni legati al nostro duplice concerto in quella città meravigliosa che è Istanbul! Il disco dell’Orchestra Bailam invece io lo conoscevo bene e lo considero uno dei più belli dell’anno scorso tanto è vero che ad agosto suoneranno al «mio» festival Sentieri Acustici.»
I «migranti» per fame o disperazione sono spesso al centro dei progetti di Tesi, e Maggio non fa eccezione.

«Forse perché la nostra professione ci porta ad essere sempre in viaggio per noi è facile sintonizzarci sul tema dell’emigrazione, ne incontriamo tanti di emigranti all’estero. In Belgio, in Francia, in Australia , in Canada ovunque è pieno di italiani che hanno dovuto lasciare terra, familiari, amici in cerca di una vita migliore. Molti di loro hanno raggiunto uno status sociale notevole pagando però un prezzo altissimo. La loro vita è inevitabilmente segnata dalla nostalgia. Quindi non dobbiamo mai dimenticare che un tempo eravamo al posto dei libici, dei senegalesi e di tutte quelle povere popolazioni che oggi arrivano da noi per sfuggire ad un destino di fame e di morte, affrontando viaggi al limite dell’umano. L’ arca e la paura parla proprio di questo e credo che Maurizio abbia scritto uno dei suoi testi migliori»

La collaborazione di Tesi con Mauro Palmas è ormai pluridecennale. In un certo senso Palmas è quello che gli anglosassoni definiscono un «unsung hero», un eroe non ancora valorizzato. «Mauro è un amico di vecchia data antico e da sempre abbiamo condiviso un sacco di esperienze e di avventure musicali. È una delle figure più influenti della musica sarda degli ultimi trent’anni, insieme ad Elena Ledda hanno scritto pagine indimenticabili. Suonare con lui è come stare in famiglia. Ha un suo stile personale , totalmente anarchico. È bastato aprire le piste di Galata e dirgli semplicemente «vai »!» . Oggi quasi nessuno parla di world music. «Direi che in un certo senso è un bene perché a me sembra sempre un po’ limitante dare questa definizione alal nostra proposta musicale. Certo, vista l’offerta, ogni tanto bisogna dare una definizione almeno per orientare chi compra. All’estero negli scaffali della world italiana ci sono Zucchero, Celentano e Conte!».

Riccardo Tesi sarà in tour in molti Paesi del Nord e in Canada, dove c’è molta curiosità intorno alla sua produzione: «Mi viene in mente una frase che tanti anni fa disse Alberto Balia, mio compagno di scorribande musicali con i Ritmia di fronte alle difficoltà che all’epoca avevamo rispetto al mercato e alla stampa nazionali che privilegiavano gli artisti stranieri. Disse: «da qualche parte dovremo essere pur esotici anche noi, no ?». Ed in effetti nel 1987 con questo gruppo trionfammo in festival importantissimi come Saint Chartier in Francia e Vancouver Folk Festival diventando una band di cui si parlava a livello internazionale.

Quel tipo di successo l’ho poi ritrovato, qualche anno più tardi, addirittura in misura maggiore, con Banditaliana e questa è stata per noi una grande iniezione di fiducia. C’è da dire però che con Banditaliana abbiamo avuto anche i nostri buoni riconoscimenti in patria dove abbiamo un pubblico fedele che ci segue da tempo. Anche la critica ci stima e ci sostiene. Alla fine, quello che veramente ancora oggi mi entusiasma del gruppo è che quando inizia a carburare senti crescere un’energia sul palco sorprendente senza timori reverenziali di fronte a nessuna platea. E poi rimane, dopo ventidue anni, una esperienza creativa, capace ancora di sorprendermi musicalmente e questa è una delle ragioni principali per cui faccio questo mestiere».