Riccardo scende dal trono, sale su una sedia a rotelle, calza una coroncina da carnevale e da un altisonante «terzo» diventa un anonimo «tre». Forse anche uno nessuno centomila. Un uomo qualunque ai giorni nostri malsani, confinato in una sorta di corsia manicomiale (il verdognolo della scena di Mela Dell’Erba lo suggerisce), come pure ci lascia intendere Francesco Niccolini che questa versione contemporanea della tragedia scespiriana – Riccardo 3. L’avversario – ha innescato sulle trame oscure narrate da Emmanuel Carrère nel suo L’avversario. Il cuore nero di Riccardo (Enzo Vetrano, un fascio di nervi ai limiti dell’epilessia) pulsa di ritrovata...