«Questo libro non è un debito. Non è una vendetta. Neppure un omaggio. Questo libro è una necessità, una figura che devo scolpire, un marmo a cui devo strappare lo schiavo che racchiude al suo interno per liberarmi di lui una buona volta e poter andare avanti». Con queste parole, anch’esse scolpite nelle prime pagine di Non andartene docile in quella buona notte (Marcos y Marcos, pp. 182, euro 16, traduzione di Claudia Maria Tarolo), Ricardo Menéndez Salmón svela il fuoco centrale del suo ultimo libro, e la sua diversità rispetto alle opere precedenti: per scriverlo ha dovuto aspettare trent’anni...