A poche settimane dal centenario de l’Unità ricompare quasi d’incanto l’archivio storico del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, poi organo del Partito comunista italiano.
La sua storia è travagliata allo stesso modo del giornale, caduto prima in una crisi profonda, affossato poi da Matteo Renzi e i suoi sodali, da quasi un anno rinato sotto forma di fanzine semi clandestina edita dall’imprenditore Alfredo Romeo (prima scelta di Renzi) e diretto da Piero Sansonetti con una minuscola redazione da cui sono stati fatti fuori tutti gli ex giornalisti e i lavoratori, senza stipendio e ammortizzatori dal 2017.
Prima del fatidico 12 febbraio, tanti sono i movimenti in corso per celebrare i 100 anni da quel 1924 in cui Gramsci ebbe l’intuizione di dare vita al «quotidiano degli operai e dei contadini», trasformato poi da Togliatti «nel Corriere della Sera del proletariato».
Il primo viene dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia che è riuscita in una grande impresa di riunire l’archivio storico: oltre alle copie del giornale clandestino stampato durante il fascismo, le lettere di Togliatti, foto inedite di Berlinguer, documenti del Pci e tanto, tanto altro.

NELLA MISERRIMA FINE de l’Unità era infatti andato perduto, fra una digitalizzazione mal fatta durante la gestione Soru – De Gregorio fino al totale abbandono degli ultimi anni quando Renzi lo aveva dato nelle mani degli imprenditori Pessina-Stefanelli – va ancora avanti una indagine per bancarotta da parte della Guardia di finanza sulla loro gestione del giornale e fallimento.
Il lavoro paziente e interessato della soprintendente Annalisa Rossi – nella doppia veste di direttore dell’Archivio di stato di Milano – ha riunito il materiale accatastato nel magazzino di Nepi (Viterbo) dove scatoloni di foto e documenti, hard disk vetusti e tante copie cartacee giacevano, portandolo e riunendolo a quello di Lentate sul Seveso.
L’interessamento della Soprintendenza milanese è figlio del vincolo apposto nell’ormai lontanissimo 1997 dai colleghi del Lazio che lo hanno considerato «archivio di interesse storico».

La faccenda – come tutto ne l’Unità degli ultimi vent’anni – è assai complicata. Il bene è infatti l’«asset» principale che la Curatela fallimentare deve massimizzare per pagare i creditori, il tutto mentre più di un ex lavoratore de l’Unità contesta l’uso che lo stesso Sansonetti ne sta facendo quotidianamente: riproponendo articoli storici di cui non avrebbe il controllo, avendo comprato solo la testata, fra l’altro per un prezzo basso (910 mila euro) e solo per il rilancio effettuato nell’asta dall’Istituto Gramsci dell’Emilia-Romagna.
Ora, la Curatela fallimentare ha disposto «il deposito coattivo del bene» archivio storico, di cui la Soprintendenza lombarda è stata definita come «custode».
In questo scenario, domani è prevista la conferenza stampa di presentazione del progetto per la celebrazione dei 100 anni dalla fondazione de l’Unità: si terrà alle 11 a Milano a palazzo del Senato (via Senato 10) ed ha un titolo molto evocativo: «Per il più lungo tempo possibile, ricomincio da 100, gli archivi dell’Unità a Milano (1924-2024)».

IN TUTTO QUESTO i creditori de l’Unità, in primis i lavoratori, denunciano un possibile conflitto di interesse da parte della Soprintendenza milanese. La norma sui beni vincolati prevede come lo stato abbia «diritto di prelazione» in caso di messa in vendita. E la stessa Soprintendente potrebbe essere chiamata a periziarne il valore d’asta. «Se fior di professionisti del ramo valutano in parecchi milioni il valore di un archivio dallo sterminato interesse storico e culturale, la Soprintendente potrebbe valutarlo poche centinaia di migliaia di euro, adoperandosi per evitare che ci sia un’asta, promettendo agli interessati di poter condividere l’archivio per mostre e consultazioni», spiega un creditore.
Da parte della Soprintendenza si obietta invece che la conferenza stampa e l’attenzione mediatica aumenteranno il valore del bene e che la tutela dei creditori è la priorità, come impongono le norme. I tempi per vedere come andrà a finire l’intricata vicenda non sono brevi: la Soprintendenza stima tutto il 2024 per completare il lavoro di descrizione e catalogazione dell’immenso materiale. Non una buona notizia per i creditori che attendono ancora il «primo riparto» dai proventi della vendita della testata a Romeo.