La respirazione non è solo un atto biologico e rivendicare il «diritto di respirare» obbliga a prendere atto che prima del Covid «l’umanità era già minacciata di soffocamento». Sono parole scritte da Achille Mbembe, filosofo camerunense considerato uno dei più importanti teorici del post-colonialismo. È dal suo pensiero che ha tratto spunto IT.A.CÀ, scegliendo di fare del diritto di respirare il tema portante per la XIII edizione del festival del turismo responsabile. Ideato nel 2009 da tre attori della cooperazione internazionale con sede a Bologna – Associazione Yoda, Cospe onlus e Nexus Emilia-Romagna – IT.A.CÀ è oggi diventato una rete che coinvolge oltre 700 realtà locali, nazionali e internazionali che permette di organizzare un festival diffuso, con 25 tappe in 16 regioni italiane (in programma dal 28 maggio al 1° novembre, tutte le info su www.festivalitaca.net) dopo tre approfondimenti tematici online a partire dal mese di aprile: il primo c’è stato martedì 27 aprile e ha coinvolto tra gli altri lo scrittore Paolo Cognetti.

SCRIVE ANCORA MBEMBE: «Se deve esserci una guerra, questa non deve essere tanto contro un virus specifico, ma contro tutto ciò che condanna la maggior parte dell’umanità alla cessazione prematura della respirazione, tutto ciò che attacca fondamentalmente le vie respiratorie, tutto ciò che sulla lunga durata del capitalismo avrà confinato dei segmenti interi di popolazioni e intere razze a una respirazione difficile, senza fiato, a una vita pesante».

SE IL TURISMO DI MASSA COLPITO dagli effetti della pandemia langue, il Festival e la sua rete hanno lavorato nell’ottica di accendere una luce più brillante a illuminare il turismo sostenibile, considerata la vera e unica leva per permettere al settore turistico di uscire dalla crisi, la chiave di volta per lo sviluppo delle aree interne della nostra Penisola. È vero che «la pandemia ha dimostrato il ruolo nevralgico del turismo per l’economia globale» e che «con i cali dei viaggi internazionali che sfiorano l’80% si è visto come dal turismo dipendano tutte le attività legate all’ospitalità, oltre alle diverse industrie collegate», ma tutto questo non ha frenato né esaurito il desiderio di viaggiare. Ciò farà sì, continua Musarò, che «aumenteranno gli spostamenti nelle vicinanze e si farà più attenzione a requisiti come sanità e sicurezza, il che tornerà utile anche alla tutela dell’ambiente e contribuirà a ripensare il turismo in modo più sostenibile».

C’È BISOGNO DI RIPENSARE IL TURISMO. Liberarlo, se possibile, «dall’asfissia del capitalismo che toglie ossigeno con l’avanzata della crescita e del profitto» spiega IT.A.CÁ. L’azione della rete del festival su nuovi modelli di viaggio continua da sempre e in un anno segnato dalla pandemia offre spazi di discussione agli attori impegnati per ridisegnare il proprio futuro verso scelte sostenibili e più attente alle comunità e ai territori. Tra i nemici da affrontare, però, non c’è solo il Covid-19, ci siamo noi stessi: le città inquinate in cui viviamo rincorrendo ritmi frenetici e performando in apnea. Senza respirare con cura. Invece, dovremmo – secondo gli organizzatori del festival – riappropriarci del respiro «come pausa e presenza, lento fluire della vita dentro e fuori ogni essere vivente».

DIRITTO DI RESPIRARE RAPPRESENTA, perciò, una risposta all’emergenza in atto. Serve a ricordare, a tutti, che esistere non è avere o possedere, ma significa semplicemente respirare. Ed è un diritto fondamentale della Terra, degli esseri che la abitano, delle nostre esistenze. Secondo Sonia Bregoli, co-fondatrice del festival IT.A.CÀ., «la pandemia ci ha messo di fronte alla cruda realtà dei fatti, ovvero che l’attuale sistema economico non è più sostenibile: è giunta l’ora di fare veramente un cambiamento di paradigma per rimettere al centro delle nostre vite l’ambiente in cui viviamo e la cura delle comunità».
Il turismo può essere uno dei volani di sviluppo per i territori a lungo considerati marginali, quelli delle aree interne che si stanno spopolando a causa dell’assenza di servizi essenziali di cittadinanza ma che «offrono quel benessere ormai compromesso nei centri urbani». Per farlo è però essenziale «coniugare il diritto di respirare dei visitatori con la qualità della vita degli abitanti» come afferma Pierluigi Musarò.

È COSÌ INDICATIVO CHE TRA LE PRIME TAPPE dell’edizione 2021 di IT.A.CÀ., dopo quella iniziale a Padova (28-30 maggio), ne sono in programma due che toccheranno i territori del Centro Italia disastrati dai terremoti di cinque anni fa: in questi giorni, dal 10 al 13 giugno, il festival fa tappa sui Monti Sibilini, a cavallo tra le province di Macerata ed Ascoli Piceno (per info: portodimontagna.it); la prossima settimana l’appuntamento è a Leonessa, nel reatino (dal 18 al 20 giugno). «La Pandemia che ci sommerge in un’apnea spaesante da circa un anno è fortemente legata alla dimensione del respiro in tutte le sue declinazioni, metafore comprese – spiega Paolo Piacentini, presidente di FederTrek e membro del comitato scientifico di IT.A.CÀ – Quando parliamo di beni comuni, di risorse esauribili, di diritti inalienabili ci dimentichiamo di quello più importante: il diritto di respirare. Ci siamo assuefatti a respirare di tutto dimenticando che i nostri polmoni avrebbero bisogno di un’aria pulita per essere in salute. Il diritto alla vita coincide con il diritto al respiro se ne avessimo consapevolezza vivremmo in un mondo migliore».