«Come fate a vivere senza documenti? Se vi chiappano i carabinieri, vi rimbarcano in Africa». Con ingenuo stupore Benito, uno dei reporter, uno degli ospiti della «comunità XXIV luglio handicappati e non» che si sono improvvisati giornalisti e hanno girato con un pulmino nelle comunità d’accoglienza dei migranti, fa domande, chiede agli anziani dei paesi, riflette coi compagni e si confronta con questi ragazzi stranieri venuti dal mare.

«Siete del Bangladesh? E addò sta il Bangladesh?», «Fate il Ratatan? No, si chiama Ramadan, un mese di digiuno per osservanza religiosa». La faccia del paese migliore, quello dove due fragilità – i disabili e gli immigrati- si incontrano e s’interrogano, abbattendo i pregiudizi. L’Italia di questi piccoli paesi, dove l’accoglienza ha radici antiche ed è un gesto di arricchimento culturale.

La XXIV luglio è una onlus dell’Aquila, attiva da oltre quarant’anni, che utilizza il teatro, la fotografia e altre forme di comunicazione nel percorso di riabilitazione. Nata come attività di reportage audiovisivo (con l’assistenza di volontari videomaker professionisti), un viaggio durato una settimana tra i paesi dell’Appennino (Marche, Molise e Abruzzo,) incontrando maghrebini e africani, asiatici e profughi.

Ora è un doc I migrati, diretto da Francesco Paolucci, che andrà in onda stasera alle 23.50 su Tg2Dossier e domani alle 19.20 su Tv2000. Uno sguardo ravvicinato e curioso verso questi nuovi cittadini che provano a inserirsi nella società, a dimenticare un passato fatto di guerre, privazioni e violenze. «Sono stati quattro giorni in mare, l’esperienza più terribile che mi è capitata, prima il viaggio passando per Sudan, Egitto e Libia, qui voglio rifarmi una vita» racconta una ragazza somala, accolta in una di queste cooperative solidali che si avvalgono dell’aiuto di mediatori culturali.

I quattro cronisti di giornata – Benito, Barbara, Gianluca e Giovanni – chiedono agli abitanti se gli stranieri si sono integrati nella vita del paese. «Ma questi ragazzi, la sera, se ne vanno fuori a bere un aperitivo, una birra?». E restano sorpresi del divieto di consumare alcol, per motivi religiosi. Le situazioni sono molto più semplici e gestibili, dando un carattere leggero e piacevole a tutta la vicenda dove si lavora per l’apprendimento dell’italiano, tra giochi linguistici e indovinelli metafisici.