Oggi e domani gli elettori in Repubblica Ceca sono chiamati a eleggere il nuovo presidente della repubblica. A essere favorito nella contesa è il capo di stato uscente Miloš Zeman. Zeman vuole raggruppare dietro a sé gli elettori che nelle elezioni parlamentari di ottobre hanno votato i partiti di protesta, quali il movimento Ano 2011, arrivato in testa, gli estremisti di destra della Spd e i comunisti, che, tutti assieme, hanno ottenuto circa la metà dei voti. La retorica presidenziale ha continuato a martellare fino all’ultimo sull’opposizione alla redistribuzione dei rifugiati, sulla necessità di abbassare il sostegno sociale a poveri e disoccupati, che in un Paese a bassa disoccupazione sono sospettati di non aver voglia di lavorare, e sulla contrarietà a una maggiore presenza dei bambini con disabilità mentali nelle scuole ordinarie. Un bersaglio frequente delle uscite presidenziali sono gli «intellettuali da caffè praghesi», un epiteto scagliato con disprezzo contro le élites metropolitane considerate lontane dalla «gente normale». Il presidente vuole raccogliere il malcontento della popolazione fuori delle principali città, che spesso ha un reddito e un tenore di vita più basso e si sente esclusa dal benessere crescente del Paese.

Gli sfidanti di Zeman sono otto, tutti maschi e, tranne uno, senza precedenti incarichi politici alle spalle. Ad avere maggiori chance secondo i sondaggi è l’ex presidente dell’Accademia delle Scienze, il Cnr ceco, Jirí Drahoš. Drahoš punta molto sul suo profilo civico di personalità poco divisiva. Nella campagna Drahoš ha fatto di tutto per non urtare la mentalità prevalente dei cechi e su molti temi, compreso quello dei migranti, ha idee simili a Zeman, sebbene le presenti in maniera meno urticante.

Unico sfidante con precedenti in politica è l’ex premier ceco Mirek Topolánek, famoso per le suo foto in nudo integrate scattate a villa Certosa, quando era ospite di Berlusconi. Topolánek con la sua retorica anti-Islam, anti-euro ma filo-Nato punta principalmente su un elettorato di destra, per cui gli altri principali sfidanti sono troppo «buonisti», mentre Miloš Zeman è considerato troppo socialista e filo-russo.

A meno che Zeman non riesca a raccogliere il cinquanta percento dei voti, sarà il nuovo inquilino al Castello di Praga eletto al secondo turno, programmato per venerdì 26 e sabato 27 gennaio.