Due giorni dopo le dimissioni della pattuglia di governo, l’aria che tira dentro Italia Viva è tempestosa: il rischio di finire in un angolo, rimpiazzati dai responsabili e senza più neppure il gruppo al Senato (se il socialista Nencini dovesse lasciare la compagnia) agita gli animi di un gruppo che si vede a un passo dal precipizio.

Tanto che i renziani ieri hanno tentato una spericolata retromarcia, un timido tentativo di riaprire il dialogo con Conte e i giallorossi che suona o come una mossa della disperazione, o come un’ultima puntata del gioco del cerino per non assumersi la responsabilità definitiva della rottura: «Abbiamo detto di essere sempre disponibili a discutere senza veti e senza preclusioni sui nomi», dice Renzi a tarda sera su Rai3.

«Abbiamo chiesto al presidente del consiglio di occuparsi di sciogliere alcuni nodi irrisolti. Se pratica questa strada noi ci siamo», aveva esordito il capogruppo in Senato Davide Faraone. La ministra dimissionaria Elena Bonetti rincara: «Se le forze dell’attuale maggioranza ritengono che ci sia il tempo di uno scatto di responsabilità per dare una svolta al governo, Italia Viva c’è».

Ma come, il governo Conte non era quello che aveva sabotato le regole democratiche e trasformato la democrazia in un reality, come denunciato da Renzi due giorni fa? «Nessuno pensa che Conte sia un pericolo per la democrazia», indietreggia Renzi. Spiega Ivan Scalfarotto, fresco di dimissioni da sottosegretario agli Esteri: «Non abbiamo mai chiuso la porta a Conte, abbiamo chiesto un cambio di passo del governo per essere all’altezza delle sfide e lui ha risposto dicendo che si cercava un’altra maggioranza».

Voi vi siete dimessi però. «Abbiamo posto con forza il problema di una azione di governo inefficace. Ma nessuno di noi ha posto pregiudiziali sul nome di Conte: è stato lui a chiuderci le porte in faccia, non ci ha mai chiamati per discutere dei temi sollevati».

E ora? «Se vuole riaprire la discussione siamo pronti», dice Scalfarotto. Persino il falco Luciano Nobili apre: «Se c’è voglia di risolvere le questioni aperte noi siamo disponibili». Il tentativo di ricucitura appare però tardivo. Dal M5S, soprattutto, arrivano segnali inequivocabili, «mai più con Renzi», e anche dal Pd.

E così Italia Viva fa sapere di essere pronta ad astenersi, lunedì alla Camera ma soprattutto martedì in Senato: senza il voto contrario dei renziani, la fiducia per Conte è praticamente scontata anche se si fermasse attorno a quota 153-154 senatori. «Lo facciamo per senso di responsabilità», dice Scalfarotto, «così come abbiamo detto che voteremo i ristori e lo scostamento di bilancio».

In realtà l’astensione è la mossa di Renzi per tenere i suoi parlamentari, che hanno manifestato dubbi e perplessità sulla strada intrapresa dal capo. Un modo dunque per evitare lo smottamento, l’uscita dal gruppo di quelli che potrebbero lasciare per votare la fiducia a Conte e allontanare le elezioni.

Giovedì sera c’è stata una lunga riunione dei gruppi italovivi. «Se resistiamo compatti per un paio di giorni, poi torneremo centrali per la formazione di qualsiasi maggioranza», ha detto Renzi per rassicurare la truppa. «Se noi non smottiamo Conte non ha i numeri». L’obiettivo è lasciare la maggioranza sotto quota 160, per dimostrare che senza Iv non si va lontano. E poi rientrare in gioco.

Tra i senatori non sono mancate le critiche al capo, in particolare da Leonardo Grimani. Critiche anche Donatella Conzatti e Daniela Sbrollini, che ha sbottato: «Basta con il partito dell’Io». E Conzatti ha aggiunto: «Matteo lo critica tanto, ma si comporta come Conte…»